Noi e Draghi :: Tanto rumore per nulla

Tanto rumore per nulla

Sentiamo montare l’ansia tra la popolazione a causa della crisi di governo.
Vogliamo tranquillizzare le cittadine e i cittadini: le cose andranno peggio ma non a causa dell’assenza di Draghi alla direzione del governo, al contrario la sua assenza potrebbe liberare scelte mai fatte ma urgenti.
D’altronde la sua guida al governo non ha portato ad alcun risultato tangibile, se non un migliore rapporto con l’Europa delle banche, quella che ha “moltiplicato” le risorse finanziarie in assenza di un reale aumento della ricchezza reale. E poi mancano solo 6 mesi alla fine del suo mandato!

I dati economici e sociali in Italia parlano chiaro. Nel 2021 i “poveri assoluti” (le famiglie e le persone che non possono permettersi di soddisfare i bisogni fondamentali per condurre una vita dignitosa) erano 5 milioni e 600 mila, ripartiti in 1 milione e 900 mila famiglie.
Ma esistono anche i “poveri relativi” (quelli esclusi dalle attività e modi di vita comune e svolgono lavori poveri e attività intermittenti), secondo l’Istat sono l’11,1% della popolazione attiva, nel 2021 erano 2 milioni e 900 mila famiglie. Il Reddito di cittadinanza ha arginato in parte la povertà, ma è insufficiente e il governo Draghi ha ridotto ulteriormente la platea. La situazione tenderà a peggiorare al montare dell’inflazione e dell’estensione del lavoro precario.

Cosa ha fatto il governo draghi per affrontare questa situazione? Ha sparso qua e là bonus compassionevoli a “famiglie e imprese”, come si dice in politica. Nessuna scelta strutturale. Nemmeno la capacità, o la volontà, di risolvere le crisi occupazionali, le chiusure di imprese con gravi ripercussioni su scala nazionale (Ilva di Taranto, Whirlpool, Gkn, Alitalia, ecc.).
Fino all’ultimo incontro con le parti sociali, al quale si presenta senza numeri, senza quantità o proposte, solo ipotesi, buone intenzioni: il nulla!
Nessuna politica per l’occupazione, nessuna politica di rilancio dell’economia produttiva, nessun investimento pubblico, al contrario accelerazione dei processi di privatizzazione sul territorio. Solo un generico, e per lo più vuoto, Pnrr, fatto di finanziamenti per infrastrutture, liberate da vincoli ambientali, da obblighi di trasparenza in cambio della sola promessa di maggiori controlli. Nulla, o molto poco, per sanità e scuola pubbliche, che dopo la pandemia hanno urgente bisogno di rafforzamento e finanziamenti! Il nulla!

Anche sul piano del metodo il banchiere non ci ha fatto mancare niente. Non c’è provvedimento che non sia passato con il voto di fiducia, negando al Parlamento il ruolo che gli spetta: quello di discutere e modificare le leggi proposte dal Consiglio dei ministri. Il provvedimento più importante passato senza il voto di fiducia, con l’ausilio di Fratelli d’Italia, è l’invio di armi all’Ucraina, in barba alla Costituzione!
La vocazione autoritaria nel banchiere Draghi è strutturale: abituato a decidere da solo, lontano dalla politica (istintivamente contro di essa), della quale capisce poco o nulla, ha diretto, condizionato e preteso che si facesse tutto come voleva lui. Ora non ci sta più perché si manifestano disaccordi: grandioso esempio di rispetto delle regole, di disponibilità e senso dello Stato.

Tutti i Partiti sono in fibrillazione, hanno abdicato alla loro funzione e sono preoccupati che nei prossimi 6 mesi manchi “il padre” che decide al posto loro!
In tutto questo è sconcertante il ruolo del PD, il partito della conservazione, della governabilità a tutti i costi, dell’incapacità di chiedere, di osare, incapace ormai di svolgere l’antico ruolo riformista di mediazione tra società e politica. Il partito del “non disturbare il conducente”.

Noi non possiamo auspicare altro che le rivolte (e ci lavoreremo) di quei poveri, di quegli insoddisfatti, che non possono o non vogliono rinunciare a cercare una via d’uscita che oggi la politica non sa nemmeno indicare.
Da tempo dicevamo che il fascismo non è più quello di una volta benché ci sia ancora. Da tempo denunciamo la deriva autoritaria ed il rischio che da questa avrebbero potuto prendere forma istituzioni di stampo fascista. La gestione della pandemia ha aperto spazi autoritari, discriminatori e repressivi formidabili. I rischi ora sono altissimi.

Ora si dovrà fare i conti con il voto dei cittadini italiani. Ansiosi, un po’ spaventati, certamente precari, voteranno (sempre meno) alla ricerca di sicurezze. Qualsiasi cosa accada (anche il non voto) sarà imputabile a coloro che non hanno fatto nulla per criticare le forme economiche e politiche del presente e trovare soluzioni che andassero oltre le logiche della conservazione di un sistema che non è più in grado di soddisfare le esigenze di tutte e tutti!

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