NoTav :: Dopo gli espropri, fermiamo l’esproprio.

Ecco un aggiornamento relativo alle procedure di esproprio “formalmente” concluse.
Nelle intenzioni di TELT la partita dovrebbe considerarsi finita il 17 marzo scorso ma… siccome non siamo esattamente dello stesso parere ci siamo attivati con i nostri avvocati e abbiamo fatto tre passi concreti nel tentativo di deludere le sue aspettative:

  1. poco prima della chiusura delle procedure è stata inviata dai nostri avvocati una letterina a TELT (e per conoscenza al ministero delle infrastrutture) in cui, sulla base delle numerose contestazioni fatte mettere a verbale nel corso dei sopralluoghi e annunciando passi successivi, si diffida TELT “dal porre in essere qualsivoglia attività da cui possa derivare, in qualunque misura, una variazione e/o alterazione dello stato e della consistenza attuali dei terreni sopra menzionati, prima della definizione in sede giudiziale, anche cautelare, delle predette contestazioni.
    Tradotto: la partita non è chiusa, è ancora tutta da giocare.
  2. il 26 marzo scorso gli avvocati, a nome di una quarantina di notav citati con nome e cognome, hanno inviato una segnalazione al ministero delle infrastrutture (e per conoscenza a TELT) in cui hanno ripreso l’argomento segnalando alcune gravi irregolarità che hanno caratterizzato le procedure e che hanno impedito di fatto l’effettuazione del sopralluogo a numerosi comproprietari: “.… In ragione di quanto sopra, pertanto, a nome e per conto dei nostri assistiti suindicati, invitiamo codesto Ministero, in virtù dei poteri di vigilanza e direttivi ad esso spettanti, ad attuare, in via di autotutela, tutte le misure necessarie per porre rimedio alle palesi irregolarità compiute dalla società delegata nel corso delle operazioni di esproprio, annullando gli atti illegittimi e procedendo altresì, ove ritenuto, alla revoca della delega di cui al DM n.35 del 16 febbraio 2016.
    Tradotto: siccome il ministero ha autorizzato TELT a esercitare le funzioni di “ente espropriante” ma TELT ha abusato del potere assegnatole beh, il ministero prenda atto degli abusi e rimetta tutto in discussione.
  3. E fin qui, qualcuno potrà obiettare che abbiamo scherzato facendo solo la voce grossa. 
    Però tra due giorni verrà depositato un ricorso al TAR in cui alle irregolarità riscontrate nelle quattro settimane in qui i notav hanno trattenuto (a volte a stento) la rabbia di fronte all’arroganza e ai soprusi se ne elencano altre, e più sostanziali, scovate nel lungo e non certo lineare iter che dall’approvazione del progetto definitivo nel 2015 ha portato a quello che qualcuno ha definito “l’infame teatrino degli espropri”.
    Mi fermo qui per non appesantire ulteriormente entrando nei dettagli e per rispettare i tempi della presentazione del ricorso senza anticiparne tutti i contenuti.

A questo punto, per quanto riguarda gli espropri dei terreni di Chiomonte, non resta che aspettare il pronunciamento del TAR:  moderatamente ottimisti pensando alla solidità delle nostre argomentazioni ma consapevoli che se in questi anni la battaglia contro il TAV si fosse giocata solo con le carte bollate sarebbe stata una battaglia persa in partenza.
Abbiamo avuto ben presente questo dato impegnandoci in questi mesi a preparare e gestire il teatrino degli espropri e lo abbiamo fatto non solo per mantenere una promessa fatta nel 2012 quando abbiamo investito in un piccolo fazzoletto di terra non certo con la speranza di arricchirci.
Siamo riusciti a trasformare un atto di “normale” burocrazia vessatoria in un momento di mobilitazione.
Se non avessimo contattato la gran parte dei 1054 proprietari notav, se non li avessimo coinvolti, se non fossimo stati presenti per quasi quattro settimane a Chiomonte per accogliere, informare, accompagnare chi aveva risposto alla convocazione di TELT ogni convocato (e ne sarebbero venuti pochi) si sarebbe ritrovato SOLO davanti ai funzionari di TELT e circondato da quelli della questura a mettere una firma inutile su un verbale inutile.
Così invece non è stato e un’altra “barricata di carta” si è trasformata in un’occasione per mostrare la determinazione dei notav: protagonisti sono stati gli oltre 500 che hanno trattenuto a stento la rabbia firmando un verbale ma anche quelli che non hanno potuto venire a Chiomonte ma non hanno voluto rinunciare a spedire una delega come per dire “Guardate, ci sono anch’io!”.

Un altro segnale è stato lanciato insomma a chi si illude di fiaccare la resistenza notav; un segnale a TELT, alla politica e alle istituzioni sorde e cieche di fronte una forte domanda di democrazia alla quale non sono più in grado di dare risposte credibili avendola da tempo ridotta a democrazia formale: una sorta di paravento usato come mascherina chirurgica per mettersi al riparo dai micidiali virus portati dal vento della partecipazione dal basso.
Questi segnali ovviamente sono stati ignorati  dai media main stream ancora una volta impegnati a soffiare sul fuoco cogliendo l’assist della procura e della questura torinesi che,  riesumando inesistenti aggressioni notav al corteo del 1° maggio del 2019 e invertendo nuovamente i ruoli tra aggrediti e aggressori hanno emesso 19 misure cautelari. Le ultime di una lunga serie.
Storie di ordinaria repressione, come la storia di Dana in carcere da più di sei mesi.
Che l’attesa per gli esiti del ricorso al TAR venga almeno allietata da una decisione del Tribunale di sorveglianza che dovrà pronunciarsi tra dieci giorni sulla concessione di misure alternative al carcere: noi facciamo il tifo per Dana.

Ezio

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *