Lettera aperta alle/ai compagne/i della sinistra “radicale” biellese…

Carissimi/e,

sabato 19 giugno ho partecipato al convegno dell’Osservatorio permanente delle povertà e delle risorse della Caritas.        Davvero un lavoro straordinario nel metodo, rigoroso e puntuale, e nei contenuti plurali, a tratti anche molto radicali.

Dopo, a casa, ho aperto il sito degli organizzatori www.osservabiella.it  e ho visto i documenti dei lavori di ricerca che hanno fatto, davvero utili e di grande qualità…! 

Qui mi sono posto una domanda: perchè questi lavori non sono svolti dai partiti della sinistra sedicente comunista e marxista e anticapitalista, ecc…  

Perché l’indagine sulla e nella società, l’analisi dei mutamenti e la comprensione dei meccanismi profondi della società è svolta dalla Caritas?  perché, quando si parla di studio e di ricerca, “gli intellettuali” della sinistra (con tutti gli aggettivi che volete) si dedicano alla politica/politica oppure alla ricerca storica, spesso in modo autoreferenziale, quasi a voler legittimare la propria esistenza (vedete la maggior parte dei recenti studi…)?  Non sarà forse che chi più sta nella società, più la indaga e la conosce?

Perché i partiti della sinistra, sia moderata che radicale, sembrano sempre più portati a “manifestare” (spesso è il manifestare dell’esserci) invece di lavorare per capire cosa succede nella società, per poter intervenire profondamente nei mutamenti in corso? 

Vogliamo praticare il metodo di Marx, invece di pensare alle forme diverse della presa  del potere?  (fase storica direi rimandata, almeno che si pensi che Ferrero e Vendola e Bersani possano essere l’alternativa di sistema e per giunta in tempi brevi!)

Questa è una critica e un’autocritica: sono stato 12 anni segretario provinciale di Rifondazione Comunista (ora sono uscito da Rifondazione per non confluire in altro) e… penso di essermi messo in moto tardi verso il superamento dello schema/partito e ai conseguenti (e necessari) scioglimento/immersione nella società. Ho tenuto per me molte delle mie convinzioni, non le ho condivise sempre con tutti come avrei dovuto fare.

Soprattutto non le ho comunicate ai Giovani Comunisti per favorire la rottura dello schema/tribù/monodiretta nel quale hanno sempre vissuto.

Ed ora? ci si avvita su se stessi a volte pieni di ideologiche speranze, attenti più alle egemonie, alla politica di schieramento, alla conservazione delle proprie identità, …che a cercare di capire dove siamo e lavorare nella società così com’è.

Ma come ha detto, e dirà, qualcuno, sono solo un’intellettuale e …degli intellettuali (io lo penso davvero) non ci si deve fidare!

Un abbraccio riflessivo.

marco sansoè

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