Da lunedì il Piemonte diventerà zona arancione causa covid ma per recarsi a Chiomonte nessun problema: per i proprietari dei terreni non cambia nulla e la lettera di convocazione è un valido motivo per spostarsi da un comune all’altro e anche da altre regioni.
Anche per chi presterà assistenza al nostro punto informativo non cambia nulla: ad un eventuale controllo è sufficiente citare il preavviso presentato il 20/02/2021 alla Questura di Torino con tanto di timbro del comando dei carabinieri di Susa in cui si comunica che dalle 8 alle 18 di tutti i giorni feriali dal 22 febbraio 2021 al 18 marzo 2021 si terrà un sit-in in piazza Colombano Romean di Chiomonte per prestare “supporto tecnico/legale ai soggetti convocati da TELT per espropri“. Testuale.
Della serie: cambiano i colori delle regioni, i notav non cambiano mai.
Cronaca (semiseria ma puntuale)
Le riprese sul set della telenovela-western “Espropri al cratere di Chiomonte” sono iniziate lunedì scorso e sono proseguite stancamente nei giorni successivi. Non ci sono stati momenti di tensione, l’atmosfera è tranquilla, addirittura ostentatamente tranquilla: da qui il sospetto che anche questo sia scritto nella sceneggiatura e i tanti aiuti registi che sorvegliano le operazioni siano incaricati dal regista ad adoperarsi affinché tutto fili liscio.
Tutti gli attori hanno recitato la loro parte nel docu-film western ma gli indiani di valle si sono impegnati di più e non hanno sbagliato una battuta. Sulle prime qualcuno di loro rimaneva sconcertato di fronte alla gentilezza dei “cattivi” sorridenti, poi capiva subito che questa era solo la parte assegnata loro nel film e si ricordava che nella realtà le cose stanno diversamente.
Ogni indiano di valle (e anche quelli di altre tribù venuti da fuori) rispondeva con educata indifferenza ai salamelecchi dei banditi travestiti da gentleman e passava rapidamente al sopralluogo sul terreno di cui è comproprietario insieme ad altri 1053 fortunati come lui. Iniziava quindi a contestare procedure, a fingere stupore di fronte a verbali aperti al mattino per essere messi in pause alla sera in attesa del nuovo play il giorno successivo. Ogni sospetto che ciò sia regolare è più che lecito.
In occasione delle riprese il terreno era stato delimitato da paletti piantati qua e là interrogando improbabili satelliti che di geolocalizzazione e mappe catastali non avevano mai sentito parlare: a ogni indiano di valle questo non sfuggiva certo e faceva rilevare l’impossibilità di accedere a parti del proprio terreno rese inaccessibili da barriere di cemento e filo spinato. Passava poi a verificare il numero di alberi, ne misurava il diametro, contava gli arbusti, misurava la distanza tra i paletti, scattava foto ricordo, faceva notare che l’aria del poco bosco rimasto puzzava di gasolio e le foglie erano ricoperte di polvere sottile, che qualche ruscelletto era stato prosciugato ecc. ecc.
Poi passava a redigere il verbale: prima di apporre la firma sulle carte che potrebbero sancire la cacciata e la reclusione in una riserva l’indiano-proprietario pretendeva che tutte le osservazioni fossero messe nero su bianco e faceva allegare un documento con altre contestazioni. Solo dopo firmava, si faceva rilasciare una copia e se ne andava senza ricambiare i sorrisi. Fine della procedura, avanti un altro.
Tornato al punto informativo l’indiano di valle (nativo o adottato) si fermava a commentare con gli indiani rimasti di vedetta nella piazzetta di Chiomonte, accettava volentieri una fetta di torta e un caffè, salutava mentre dentro di sé si alternavano sentimenti contrastanti: rabbia per quello che aveva visto e gioia per aver ritrovato il calore e la determinazione dei notav. Per qualcuno era la prima volta che si avvicinava al cantiere dal lontano 2011, prima dell’arrivo dell’esercito che aveva trasformato il bosco in un cratere recintato con muri di cemento e ferro alti 3 metri e filo spinato. Per tutti era la prima volta per godersi il panorama dall’interno del cratere/cantiere, e non era certo un gran spettacolo. Fine della cronaca.
Questa prima settimana è stata insomma di rodaggio, un reciproco scrutarsi a vicenda.
Da lunedì è forse utile fare qualche passo in più senza offrire pretesti ai funzionari TELT che, con il supporto dei solerti colleghi della digos che prestano gratuitamente consulenza, distribuiscono ordini alle truppe.
Continuare, insomma, a suonare la propria parte ma senza limitarsi a seguire esattamente lo spartito. Ognuno può inventare qualche variazione senza necessariamente rischiare di farsi espellere dall’orchestra. Ad esempio contestando già qualche dettaglio al momento in cui viene registrato alla “reception”: magari non accettando di farsi trasportare da un pullmino TELT sul terreno in cui effettuerà il sopralluogo ma pretendendo di proseguire a piedi per una passeggiata panoramica di una mezz’oretta con un pensiero al libro di scienze naturali, un altro al libro di economia e un altro alla Costituzione.
Ognuno potrà magari rifiutarsi di sottoscrivere il punto del “verbale di ricevimento” in cui sta scritto che per il comproprietario “le operazioni di verbalizzazione, a causa della complessità dovuta all’elevato numero di comproprietari, non potranno subire ritardi e quindi termineranno trascorsi trenta minuti dall’orario di convocazione, anche in sua assenza“: è forse colpa sua se ama circondarsi di comproprietari amici con cui si trova in sintonia?
Qualcuno poi potrà nel corso del sopralluogo attardarsi a contare i fili d’erba e cercare tracce di lumache e, qualora venisse minacciato di essere messo alla porta, farà mettere a verbale che gli è stato impedito di terminare il sopralluogo. Insomma ognuno faccia del suo meglio monitorando le reazioni e ricordando che se i nostri avvocati faranno la loro parte nel tentativo di annullare l’efficacia delle procedure di esproprio questo non ci obbliga a delegare in silenzio, semmai deve stimolarci a fare di più.
Un’ultima osservazione. Questa prima settimana ha già portato un grande risultato, chiamarlo effetto collaterale sarebbe riduttivo. Molti notav in questi anni hanno sostenuto da lontano quelli impegnati quotidianamente a Chiomonte, Giaglione, Venaus, Susa, San Didero ecc. ecc senza dimenticare Dana e Fabiola che al momento aspettano in carcere. In questa occasione hanno potuto toccare con mano una realtà spesso solo raccontata, hanno visto con i loro occhi la devastazione, hanno potuto constatare lo spreco di risorse impiegate per militarizzare il bunker. E soprattutto hanno ritrovato il calore e l’entusiasmo dei notav in prima linea. Il loro sostegno da domani sarà più convinto di prima. Vi sembra poco?
Noi aspettiamo chi verrà nei prossimi giorni, e se non abita troppo lontano cerchi di venire senza delegare altri, se ha già delegato venga lo stesso.
Ci vediamo?
Ezio