Siamo i “Biellesi per la Palestina Libera” e scriviamo queste poche righe per dirvi che qualcosa si può fare. Come diceva Gramsci, sul quale torneremo, bisogna prendere parte, essere partigiani
Abbiamo iniziato a vederci, a ritrovarci, per l’esigenza etica di affermare che non è in corso una guerra o, per chi crede che ci fosse in corso una tregua: non c’è stata nessuna tregua.
Dal 1948 ad oggi, per il popolo palestinese, non c’è stata mai tregua; l’occupazione sionista è continuata ininterrottamente fino a quella che viene definita “la reazione ai fatti del 7 ottobre” e l’occupazione, di cui vedrete e sentirete nel film documentario No other land, continua anche oggi.
Il documentario, premiato al Festival di Berlino, parla dell’occupazione illegale israeliana nei Territori palestinesi. La situazione che verrà rappresentata dimostra quanto sia irrealizzabile e ipocrita la “soluzione due popoli due stati“.
E’ una cosiddetta soluzione che sta vivendo di nuova linfa grazie all’ipocrisia della comunità internazionale, compresa quella del nostro governo.
Non può esistere una nazione composta da enclavi assediate da un’altra nazione, senza collegamenti tra loro, senza servizi, senza infrastrutture, senza possibilità di mobilità tra i cittadini.
Sostenere in modo onesto la “soluzione due popoli due stati” significa chiedere il ritiro di Israele entro i confini precedenti al 1967 e non ci sembra che la comunità internazionale stia dimostrando né la volontà né la capacità di tenere testa al governo sionista.
Qualunque altra versione dei “due popoli due stati” significa avere in mente una Palestina probabilmente ridotta a una Gaza in macerie.
Esistono moltissimi documenti, anche scritti da storici israeliani come Ilan Pappé che espongono chiaramente perché la soluzione due popoli due stati non è giusta e perché sostenerla o è un’offesa alla intelligenza dell’interlocutore o direttamente una sua presa in giro.
Il mese scorso a Biella abbiamo presentato un libro “Combattenti per la pace” che racconta di militari israeliani e militanti palestinesi che, molti anni fa, iniziarono un processo di riconciliazione.
Un processo come è stato quello del post- apartheid in Sud Africa, come in Irlanda dopo il cessate il fuoco dell’IRA, un processo in cui ci sia una reale, vera, profonda ammissione di responsabilità dei carnefici a cui può conseguire il perdono delle vittime. In Israele c’è un regime di apartheid, proprio come c’era in Sud Africa. «Io e Basel [Adra, soggetto e co-regista del documentario] abbiamo la stessa età. Io sono israeliano, Basel è palestinese. E tra due giorni torneremo in una terra dove non siamo uguali. Io sono sottoposto al diritto civile, Basel al diritto militare. Viviamo a 30 minuti di distanza, ma io posso votare e Basel no. Io sono libero di andare dove voglio, Basel come milioni di palestinesi è rinchiuso nella Cisgiordania occupata. Questa situazione di apartheid tra di noi, questa disuguaglianza, deve finire.» . Così ha dichiarato durante la premiazione al Festival di Berlino il co-regista Yuval Abraham. Non abbiamo parole più chiare da aggiungere.
Se siete arrivati a leggere fino a qui è perché fate parte di quella minoranza sensibile che è disposta ad ascoltare le nostre parole scomode come le immagini della realtà che vedrete tra poco.
Eppure siamo tutti complici e per non esserlo bisogna avere il coraggio di essere partigiani.
Tra le nostre iniziative abbiamo organizzato, non più di due settimane fa, una bella manifestazione sotto la pioggia, a Biella, per Via Italia per dire che anche se cessa il fuoco, non cessa l’occupazione.
C’erano tanti cittadini della comunità islamica. C’erano i bambini con le colombe, i ragazzi con le bandiere e gli striscioni, c’erano le donne con e senza velo e i composti e saggi adulti.
E noi italiani, europei illuminati, che siamo per la Libertà, la Fraternità e anche quei residui che ancora rimangono per l’Uguaglianza?
Pochi e sparuti.
E in pochi e sparuti abbiamo portato in manifestazione una bella immagine del già citato Gramsci.
Ce lo ha chiesto espressamente un artista palestinese ospite in questi mesi a Cittadellarte presso la Fondazione Pistoletto di Biella.
Abbiamo anche scritto sui volantini e letto in piazza una frase sempre di Gramsci: “Anche quando tutto è o pare perduto, bisogna rimettersi tranquillamente all’opera, ricominciando dall’inizio.”
Lo chiediamo a tutti noi di prendere parte, di essere partigiani. I tempi lo richiedono con forza e tranquillità.
Biellesi per la Palestina libera