Sto pensando di organizzare una rivoluzione.
So che ce ne sarà una molto grande e che ne sarò partecipe.
Non credo con violenza
perché la violenza mi fa paura e non mi piace,
però non temo i grandi sogni
né il desiderio di essere felice
né l’amore
Avete letto i versi dell’argentina Fernanda Laguna – poetessa, artista visuale, militante della marea globale femminista del Ni una menos. Sono stati pubblicati nel 1998, sette anni prima che Ni una menos nascesse. Con questo suo tono spensierato, Laguna parlava di rivoluzione come di una quotidianità da pianificare, come di un ordine che convive nella regolarità della giornata, che non la interrompe ma la scandisce, mettendo in continuità lo spazio della casa, del lavoro, della strada e della comunità. Queste schegge di poetica rivoluzionaria femminista sono utili, ci dice nel suo segnale Emilia Perassi, per cogliere i tratti di ciò che avviene il 3 giugno 2015 in Argentina, quando quattrocentomila donne irrompono nelle strade, riscrivono lo spazio pubblico con i loro corpi e le loro parole, alzano l’urlo della denuncia e della richiesta di giustizia per i femminicidi. L’urlo non è improvviso. Non scaturisce dall’istante, ma dalla lunga durata del tempo dissidente, elaborato e processato anche attraverso il connubio fra pratica politica ed esperienza estetica. Riesploriamo insieme la storia di Ni una menos
L’Indice dei libri del mese, giugno 2024, Anno XLI, n.6