Il quotidiano il manifesto ha proposto di fare il 25 aprile a Milano come 30 anni fa tornare a Milano il 25 aprile. Noi pensiamo questo.
Sì, fu una manifestazione bellissima, una prova di forza straordinaria! Contro Berlusconi, contro il pensiero unico neoliberista che si fa istituzione. Ma sono passati 30 anni e quel pensiero ha vinto.
Oggi è crisi della politica: sempre meno elettori votano, il sistema dei partiti è inconsistente e inadeguato, le politiche economiche dei governi sono sempre le stesse perché decise altrove, la deriva autoritaria accomuna tutti i paesi d’Europa. Questa è la crisi della democrazia.
Proprio perché il mondo si riarma e si estendono i conflitti, i fascisti al governo sono irritanti e pericolosi, sono imminenti le elezioni europee e amministrative mostrare la forza dell’opposizione (quale?) in una grande manifestazione nazionale è una mossa vecchia e autoreferenziale.
I media ne parleranno due giorni, si farà la conta, l’elenco dei presenti e degli assenti, i politici di governi passati e opposizione presente faranno la passerella, noi ci sentiremo rinfrancati poi tutto sarà come prima.
La politica che può e vuole cambiare, oggi, ha tempi lunghi e non passa principalmente dai Parlamenti o dai palazzi del potere. Il nostro compito è resistere, costruire comunità resistenti diffuse. Dobbiamo coinvolgere il numero più alto possibile di persone, non solo quelle che già sono vicine, dobbiamo inondare il paese di iniziative che segnino la differenza, che rompano con il pensiero unico. Bisogna fare dell’antifascismo una pratica viva che superi la prassi commemorativa e diventi denuncia, critica, azione politica che sappia tenere insieme bisogni, desideri e lotte sul territorio.
Sfilare a Milano vuol dire solo esserci e noi dobbiamo fare di più: moltiplicare le comunità resistenti nel paese, preparare la diserzione e le rivolte. Il 25 aprile deve essere un’occasione, ancora una volta!