Le vaste autorizzazioni concesse all’esercito israeliano per bombardare obiettivi non militari, l’allentamento delle restrizioni sulle morti di civili previste e l’uso di un sistema di intelligenza artificiale per generare un numero di obiettivi potenziali più vasto di sempre hanno contribuito alla natura distruttiva delle prime fasi della guerra di Israele nella striscia di Gaza. Lo rivela un’indagine delle testate israeliane +972 Magazine e Local Call pubblicata da il manifesto il 7 dicembre, nella traduzione di Giovanna Branca.
Ma dietro a questo c’è una ideologia che tiene insieme una cultura neocoloniale che ha radici nell’Orientalismo e nel Sionismo. Una ideologia che vorrebbe salvare la “diversità/superiorità” della cultura europea e del suo sistema economico quello capitalista.
Eppure mai come adesso la democrazia occidentale mostra le sue fragilità e appare evidente il rischio di una deriva antidemocratica generalizzata, mentre il capitalismo globale pare abbia rinunciato al sogno dell’emancipazione economica per tutte e tutti nel mondo.