Non abbiamo paura dicono i movimenti indigeni, a cominciare da quelli zapatisti e dalle donne zapatiste. Il loro è un grido al plurale, collettivo, con cui cercano di tenere sotto controllo la paura attraverso pratiche comunitarie che passano per ascoltare gli anziani, per guardarsi dentro e guardare intorno. Quel “Non abbiamo paura” non nasce dal sentirsi avanguardia, speciali, è figlio di semplicità e pazienza vissute nella vita di ogni giorno. Non è neanche una una sfida ai potenti, scrive Raúl Zibechi, su La Jornada, ma la conseguenza di un lavoro interno collettivo molto consistente