Esercito e Forze dell’ordine nelle scuole fanno propaganda. Mettono in scena la guerra e l’uso delle armi (in barba all’articolo 11 della Costituzione) e simulazioni di repressione violenta. Questi sono i parametri pedagogici di questa iniziativa tanto cara al governo “post-fascista” con il silenzio dell’opposizione. Dobbiamo fermarle, bloccare “le lezioni” dannose di questi “servitori dello Stato”.
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Educazione al manganello. È quella proposta a una classe di un liceo di Genova, martedì 29 ottobre, all’Expo Training 2024 di Milano. La manifestazione, intitolata “Il polo economico delle competenze nelle transizioni”, è un importante evento che offre alle scuole e alle imprese la possibilità di incontrarsi e di monitorare l’andamento delle professionalità più richieste, soprattutto in relazione alle prospettive occupazionali. Gli studenti genovesi vi si sono recati, il 29 ottobre, accompagnati da una loro docente, per completare il PCTO (Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento). Davanti a loro hanno trovato un dispiegamento di stand delle forze dell’ordine. Una delle studentesse ha ascoltato promuovere l’uso «gratificante» del taser e pronunciare battute sessiste, da parte dei militari, sull’impiego delle manette.
Allibito dalla scena che si è trovata davanti, qualcuno ha iniziato a filmare. Nel video si scorge un agente di polizia che insegna a uno studente come si usa il manganello. Prima fa sistemare un altro ragazzo dietro uno scudo di gommapiuma, poi porge il manganello allo studente. A fianco del ragazzo con lo scudo, si vede una persona tutta vestita di rosso, compreso il casco che porta in testa.
Uno studente commenta: «Lo fa apposta per imitare i comunisti»; una studentessa gli fa eco, sussurrando, forse scherzosamente: «Comunisti merda»; un altro sta al gioco ed esclama: «Rosso!»; una voce femminile differente interviene: «Guarda che sono i comunisti, è allenamento»; lo studente reagisce: «Sì, è allenamento alla violenza, però»; un’altra incalza: «Contro i comunisti»; il ragazzo conferma: «Sì».
Insomma, i liceali genovesi hanno osservato dei loro coetanei e ragazzi più piccoli a cui le forze dell’ordine insegnavano a manganellare e fra loro si sono chiesti se quella non fosse istigazione alla violenza.
All’interno della fiera, nello stand della polizia penitenziaria, c’era anche una cella. Una specie di Alcatrazland. La mamma di una studentessa ha scritto al preside del liceo di Genova che si è detto disponibile ad approfondire. Lo scopo dell’uscita didattica era accumulare ore di PCTO per alcuni allievi che ne erano sprovvisti e le spese per l’attività sono state ricavate dai fondi Pnrr.
Venuta a conoscenza dell’accaduto, la segretaria generale FLC CGIL di Genova, Elena Bruzzese, ha così commentato l’accaduto: «Il ricorso alla violenza promosso attraverso la militarizzazione della scuola e delle attività didattiche connesse è quanto di più lontano sia previsto dai piani dell’offerta formativa e dalle finalità stesse dell’educazione alla pace e alla convivenza democratica. Quanto ci hanno riportato alcuni genitori circa l’accaduto all’Expo Training 2024 di Milano, se confermato, è molto grave. I percorsi nati dall’esperienza scuola/lavoro, come tutte le esperienze didattico educative all’interno della scuola pubblica, devono educare alla pace, ancor più oggi in un contesto globale di guerre e tensioni internazionali».
La presenza delle forze dell’ordine a Expo Training è prevista da anni e le scuole hanno assistito a scene del genere anche in passato: qualche studente ha anche provato “l’emozione” di entrare nella cella riprodotta in loco.
L’episodio è stato segnalato all’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e dell’università, che mercoledì 30 ottobre ha promosso un convegno online, in collaborazione con l’associazione “Per una scuola della Repubblica”, sul “4 novembre. Fuori la guerra dalla storia e dalla scuola”, con il presidente di Pax Christi Don Giovanni Ricchiuti, i professori universitari Laura Marchetti (antropologa e pedagogista) e Charlie Barnao (sociologo), tra gli altri.
Tratto da “Domani” di Valerio Cuccaroni, 31 ottobre 2024