Lettera dal carcere dell’attivista curdo-iraniana accusata di essere una scafista apparsa su il manifesto del 5 settembre. Racconta il suo viaggio verso l’Italia, dalle persecuzioni del regime iraniano all’arresto e la detenzione in Italia, senza prove né riscontri. L’atteggiamento della magistratura e del governo italiani mostrano un pregiudizio che assume i caratteri repressivi dell’abuso e della negazione dei diritti fondamentali
Mi chiamo Maysoon Majidi