Espansione. Stermini di massa. Modernizzazione

Per quanto sia alquanto improbabile definire scientificamente una “etnia”, nella storia dell’umanità ci sono stati molti conflitti che hanno portato a “pulizie etniche” e genocidi.
La storia moderna, a partire dalla fine del ‘400, è un susseguirsi continuo di
stermini di massa che portano alla scomparsa di intere civiltà e culture.
D’altronde non si può dimenticare che le civiltà greca e romana (origine della cultura occidentale) erano società schiavistiche, il cui modello era (sinteticamente) espansione, sottomissione, riduzione in schiavitù, deportazione.

Secondo la definizione adottata dall’ONU, per genocidi si intendono «gli atti commessi con l’intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso». Denunce e processi internazionali si muovono spesso su un terreno ideologico e le condanne sono fortemente condizionate da intenzioni politiche.

Qui tenteremo di fare solo un elenco delle tappe più importanti, nella storia moderna e contemporanea, nelle quali si è ricorso allo sterminio di massa, lasciando al lettore l’approfondimento di questo percorso, che sembra coincidere con i processi di espansione delle società occidentali e di modernizzazione della “società globale”.

  • XIV-XIX secolo. Commercio di schiavi provenienti dalle coste dell’Africa occidentale e diretti nelle colonie europee in America. I protagonisti furono portoghesi e spagnoli nel Cinque e Seicento, inglesi, francesi e olandesi nel Settecento. Le stime ufficiali attualmente disponibili registrano circa 12.500.000 schiavi imbarcati, 10.800.000 dei quali riuscirono a sopravvivere. Di questi, 33% erano donne e 28% erano bambini. La gran parte degli schiavi e delle schiave, pari a 6.4 milioni, fu imbarcata nel corso del XVIII secolo: solo nella seconda metà del settecento furono imbarcati circa 4.000.000 di schiavi, cioè quasi un terzo del totale. E anche dopo l’abolizione della tratta degli schiavi da parte dell’impero britannico (1807) la tratta continuò grazie a paesi quali Portogallo, Brasile e Stati Uniti.
  • XV-XIX secolo. Nativi americani. Drastico calo demografico, sia nella area settentrionale che in quella meridionale del continente, sia pur con modalità in parte diverse. Si stima che tra l’80% ed il 95% della popolazione indigena delle Americhe perì in un periodo di tempo che va dal 1492 al 1550. Tra i 55 e i 100 milioni di nativi morirono a causa dei colonizzatori, come conseguenza delle guerre di conquista, della perdita del loro ambiente vitale, delle modifiche forzate del loro stile di vita e a causa di malattie contro cui non avevano difese immunitarie, ma anche a causa di azioni di deliberato sterminio. Secondo un’altra stima nel secolo successivo alla “scoperta” dell’America la popolazione amerinda sarebbe scesa da 72 milioni di individui a 4-4,5 milioni. Il 90-95% della popolazione fu sterminata
  • XIX-XX secolo. La colonizzazione dell’Africa. In generale ebbe un considerevole impatto demografico e sociale. Per esempio l’occupazione francese della Costa d’Avorio, tra il 1900 e il 1911, avrebbe provocato un crollo della popolazione da 1,5 milioni di persone a 160.000. In Sudan, dominio britannico, da 9 a 3 milioni di persone tra il 1882 e 1903; in Algeria la diminuzione sarebbe stata del 15-20% tra 1830 e il 1870; in Gabon del 50% tra il 1880 e il 1930.
  • 1879-1909. Congo sotto la dominazione del Belgio con il re Leopoldo II, il paese subì un considerevole crollo demografico, fino al dimezzamento della popolazione nel periodo considerato: 8-9 milioni su 17 milioni.
  • 1904-1907. Namibia, la dominazione tedesca e la repressione delle rivolte ridusse gli herero da 80.000 a 15.000.
  • 1788-1928. Australia, la popolazione aborigena è stata decimata dalla colonizzazione inglese. Una combinazione di malattie, perdita della terra (e quindi fonte di cibo) e omicidi ha ridotto la popolazione aborigena di circa il 90%. L’ultimo massacro fu a Coniston, nel Territorio del Nord, nel 1928. Molte volte si è ricorso all’avvelenamento di cibo e acqua.
  • 1915-1916. Anatolia, le deportazioni e le uccisioni di massa perpetrate dagli ottomani sotto il governo dei Giovani Turchi ai danni della minoranza armena, causarono circa 1,5 milioni di morti secondo le stime più condivise
  • 1933-1941. La Shoah, l’eliminazione di circa 6 milioni di ebrei, pari ai due terzi degli ebrei d’Europa, venne organizzata e portata a termine dalla Germania nazista mediante un complesso apparato amministrativo, economico e militare che coinvolse gran parte delle strutture di potere burocratiche del regime. Prima la segregazione poi il concentramento e la deportazione e quindi l’eliminazione fisica. In questa azione furono vittime furono tutti “i diversi”: omosessuali, portatori di handicap, Rom e comunisti.
  • 1975-1979. Cambogia, il governo di Pol Pot realizza un processo di epurazione della popolazione volto a trasformare il paese in una repubblica di giovanissimi, fondata su una economia agricola. Le vittime dei khmer rossi sono state 800.000. Povertà e carestie portarono le vittime a 3.300.000.
  • 1960-1996. Guatemala, i regimi militari succedutisi, sostenuti dagli Usa, durante la lunga guerra civile che insanguinò il paese furono responsabili dell’uccisione o della sparizione di almeno 200.000 civili, all’83% indigeni maya
  • 1994. Ruanda, centinaia di migliaia di persone, fino a un milione secondo alcune fonti, prevalentemente di etnia tutsi, furono uccise in modo sistematico al culmine del conflitto interno che li vedeva contrapposti alla maggioranza hutu.
  • 1995. Srebrenica durante le guerre conseguenti alla frantumazione della Jugoslavia furono uccise circa 8 000 persone con l’intento specifico di distruggere in parte il gruppo dei musulmani bosniaci.
  • 1974-1999. Timo Est. Durante l’occupazione indonesiana terminata sono state uccise più di 183.000 persone. Secondo altre stime il numero di caduti arriverebbe a 200.000 persone che, in rapporto alla popolazione di Timor Est, rappresenta la più alta percentuale di vittime di un popolo.
  • 2003. Darfur nel Sudan occidentale è stata teatro di un conflitto:  miliziani arabi Janjawid, appoggiati dal governo sudanese, uccisero sistematicamente i membri di gruppi etnici della regione in prevalenza Fur e Zaghawa. Secondo le fonti ONU il conflitto e la repressione hanno provocato 300.000 morti e 3 milioni di profughi.

E’ inutile dire che tutto questo è accaduto perché conveniva a chi l’ha fatto accadere, si conoscono i responsabili e le cause. Ma ancora oggi sono in corso molte guerre (piccole o grandi, “silenziose” e sanguinose, sono 59) che prendono forma da conflitti di potere ma anche da scontri “etnici”.
La risposta di Israele al massacro del 7 ottobre compiuto da Hamas ha già fatto 25.000 morti in 3 mesi e la guerra non è finita. Ma questo conflitto dura da 75 anni!
Ci sono molti Stati nei quali minoranze culturali e religiose sono schiacciate o perseguitate, e spesso dietro si nascondono interessi economici e equilibri politici internazionali.
Questa è la nostra storia, quella di una espansione economica che gli storici chiamano colonialismo prima e imperialismo poi, una storia di sopraffazioni che abbiamo chiamato e giustificato come “modernizzazione”.

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