Alcuni PFAS sono cancerogeni. La conferma dell’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC)

A dicembre 2023 l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha completato le valutazioni circa la cancerogenicità di due molecole appartenenti al gruppo dei PFAS (sostanze poli- e perfluoroalchiliche): l’acido perfluoroottanoico (PFOA) e l’acido perfluoroottanosolfonico (PFOS).
Dopo aver esaminato attentamente l’ampia letteratura scientifica, il gruppo di lavoro, composto da 30 esperti internazionali provenienti da 11 Paesi, ha classificato il PFOA come «cancerogeno per l’uomo» (Gruppo 1) e il PFOS come «possibile cancerogeno per l’uomo» (Gruppo 2B).

Giuseppe Ungherese, per Greenpeace, ci aiuta a capire


I risultati della valutazione della IARC
Per il PFOA è stato aumentato il livello di pericolosità. Finora infatti era classificato come possibile cancerogeno per l’uomo e la IARC, con l’ultima valutazione, l’ha inserito tra i composti sicuramente cancerogeni (Gruppo 1), sulla base di prove sufficienti di cancro negli animali e di forti prove meccanicistiche (di alterazioni epigenetiche e immunosoppressione) negli esseri umani. Già da anni numerosi studi e ricerche avevano associato l’esposizione delle persone a patologie gravi come il cancro ai testicoli, ai reni, oltre a varie problematiche come disordini a livello endocrino.
Il PFOS invece è classificato come possibile cancerogeno per l’uomo (Gruppo 2B), sulla base di forti prove meccanicistiche (alterazioni epigenetiche e immunosoppressione, oltre al possesso di molte altre caratteristiche chiave tipiche degli agenti cancerogeni).

Dove si trovano PFOA e PFOS?
PFOA e PFOS sono sostanze chimiche utilizzate sin dagli anni 40 del secolo scorso. Nonostante il loro uso sia vietato in tutto il mondo da alcuni anni (le due sostanze sono regolamentate nell’ambito della Convenzione di Stoccolma), si ritrovano ancora oggi ovunque nell’ambiente, anche nelle aree più remote. Sono stati trovati anche in un’ampia gamma di prodotti di uso comune, come imballaggi alimentari, tappeti, materiali da costruzione, cosmetici, pentole, capi impermeabili e schiume antincendio. Le due molecole sono state rinvenute anche nell’acqua potabile di numerosi comuni, sia in Veneto che in Lombardia come hanno evidenziato le nostre recenti indagini.

Una contaminazione irreversibile
I PFAS sono definiti inquinanti eterni a causa della loro persistenza: una volta immessi in ambiente non vengono degradati se non su scala temporale estremamente lunga, dando luogo a un’esposizione e accumulo irreversibili. Infatti, con le tecniche oggi disponibili è molto difficile ed estremamente costoso rimuovere i PFAS presenti in natura. Anche per queste ragioni, nonostante i divieti in vigore da alcuni anni, PFOS e PFOA si ritrovano abbondantemente un po’ ovunque ancora oggi.
PFOA e PFOS sono solo due delle oltre 10mila molecole che appartengono all’ampio gruppo dei PFAS. Oggi, in assenza di divieti, migliaia di sostanze, vengono usate e sversate impunemente nell’ambiente contaminando aria, acqua, cibo e i nostri corpi. Nonostante da anni la comunità scientifica internazionale abbia prodotto numerose prove circa la pericolosità di PFOA e PFOS per la nostra salute, abbiamo dovuto aspettare fino al 2023 perché si arrivasse a fugare ogni dubbio con la recente valutazione della IARC. Anche per altre decine di PFAS ci sono già numerose evidenze che mostrano come si accumulano nei nostri corpi, riducono la risposta immunitaria ai vaccini, aumentano i livelli di colesterolo nel sangue e degli enzimi del fegato. Quanto ancora dovremo aspettare per avere regole rigorose e cautelative per salute e ambiente?

Servono interventi politici ora!
Cinque nazioni europee (Danimarca, Germania, Paesi Bassi, Norvegia e Svezia) hanno proposto di mettere al bando l’uso e la produzione di PFAS in Europa. L’Italia purtroppo è assente nonostante parte del Veneto sia teatro di uno dei più gravi casi di contaminazione nel continente europeo.
I nostri dati recenti hanno messo in evidenza come la contaminazione da PFAS non risparmi nemmeno la Lombardia: sono decine i comuni lombardi nelle cui acque potabili sono presenti questi pericolosi inquinanti. Da tempo chiediamo al nostro governo, al parlamento e ai ministeri competenti di varare un provvedimento che vieti l’uso e la produzione di PFAS in Italia. Senza agire, le loro concentrazioni continueranno ad aumentare e i loro effetti tossici saranno sempre più di vasta portata. A causa della loro persistenza, con l’inquinamento da PFAS nessuno può considerarsi al sicuro. È evidente però che nessuno debba essere lasciato inerme in balia di un inquinamento di cui può essere solo vittima. Tutti hanno diritto a vivere in un ambiente pulito, accedendo a acqua e cibo non contaminati. La politica italiana non può continuare a ignorare questo problema.

Giuseppe Ungherese, Greenpeace

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