Qui, Ora, Qui e Ora …di Mahmud Darwish

Mahmud Darwish è un grande poeta nato in Galilea nel 1942 e morto a Houston nel 2008. Intellettuale acuto e sensibile, sempre al fianco della lotta del popolo palestinese contro l’occupazione israeliana. La sua opera è tradotta in tutto il mondo grazie all’originalità delle composizioni e la ricchezza delle idee. Buona parte della sua opera è stata tradotta in italiano e pubblicata da diverse case editrici. Qui presentiamo le composizioni di apertura della sua ultima raccolta “Il giocatore d’azzardo” pubblicate e Beirut dopo la morte, nel 2009; in Italia da Mesogea.

Qui

Qui, tra schegge di cose
e di nulla, viviamo
ai margini dell’eternità.

Giochiamo a scacchi, a volte,
incuranti dei destini dietro la porta.
Siamo ancora qua
a costruire da macerie
colombaie lunari.

Conosciamo il passato senza essere passati
e senza trascorrere notti d’estate in cerca
del dorato eroismo che fu.

Siamo chi siamo, senza farci questa domanda,
così siamo ancora qua
a rammendare l’abito dell’eternità.

Siamo i figli dell’aria calda e fredda,
i figli dell’acqua, della rugiada, del fuoco, della luce
della terra delle umane pulsioni.

Metà vita
e metà morte abbiamo
e progetti d’eternità e d’identità.

Patrioti, come ulivi, noi
eppure stanchi del riflesso di narciso
nell’acqua dei canti patriottici.

Sentimentali per caso, noi
lirici non a caso,
eppure dimentichi delle canzoni d’amore.

Qui, in compagnia del significato,
ci siamo ribellati alla forma
cambiando il finale dell’opera.

Nel nuovo atto,
siamo naturali e ordinari,
non monopolizziamo Dio
né le lacrime della vittima.

Noi siamo ancora qua
e abbiamo grandi sogni:
persuadere il lupo a suonare
la chitarra al ballo annuale.

E abbiamo piccoli sogni:
svegliarci guariti dalla delusione,
senza sogni agitati.

Vivi, restiamo, e il sogno continua

Qui, in quel che resta della parola di Dio
sulla roccia,
di notte e all’alba continuiamo a rendere grazie,
chissà, l’Invisibile potrebbe sentirci e rivelare
a uno dei nostri ragazzi un verso del canto dell’eternità.

Ora

Ora, tra passato e futuro, una donna lava
le finestre di casa. Non dimentica né ricorda.

Ora, il cielo è terso.

Ora, un amico mi chiede: Cos’è, ora, la felicità?
Poi se ne va, in fretta, prima della risposta.

Ora, tra passato e futuro, c’è un limbo fluttuante e transitorio.
Il tempo si ferma, come l’attimo tra due momenti.

Ora, il paese è bello e leggero.

Ora, le colline si sollevano per allattare nuvole diafane
e ascoltare l’ispirazione. Il futuro è la lotteria degl’indecisi.

Ora, il nostro passato lucida un’icona di pietra di luna.

Ora, viviamo passato e futuro assieme. E andiamo in
due direzioni che potrebbero scambiarsi un poetico saluto.

Ora, il significato porta i graffi di un presente a pezzi come la geografia.

Ora, nel sonno di un tempo bambino, la bianca eternità
cambia i nomi del sacro. Nessun profeta
sulla litoranea.

Ora, in noi, nasce un poeta. Potrebbe scegliersi una madre per conoscere se stesso.

Ora, un presente sboccia dal fiore di melograno.

Ora, la vastità celeste è regno incontrastato delle rondini.

Ora, tu sei due, tre, venti, mille
come sai chi sei in questa tua ressa?

Ora eri

Ora sarai
sappi chi sei per essere.

Qui e ora

Qui e ora, la Storia non bada agli alberi
ai morti. Agli alberi spetta crescere alti
diversi per altezza e possanza.
Ai morti, qui e ora, spetta ricopiare
I propri nomi e sapere come morire uno a uno.
Ai vivi spetta vivere assieme,
Ignari di come vivranno senza miti scritti
che liberano dalle pastoie della molle realtà e dalla legge del realismo
Ai vivi dire:
Noi siamo ancora qua
a guardare una stella brillare
in ogni lettera dell’alfabeto.
Ai vivi cantare:
Noi siamo ancora qua
a portare il peso dell’eternità.

da Il giocatore d’azzardo, Misogea, 2015

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