Terzo rapporto dell’Osservatorio Stili Mobilità realizzato da Ipsos e Legambiente
Limitata disponibilità del trasporto pubblico e scarsa accessibilità ai servizi di prossimità. In Italia tutto ciò ancora ostacola gli sforzi per ridurre l’uso dell’auto privata, i cui costi (acquisto e carburante) sono raddoppiati dalla fine del secolo scorso, mentre il reddito reale disponibile pro capite era nel 2022 al di sotto del 1995. E così ben tre italiani su dieci hanno dovuto fare delle rinunce negli ultimi anni: per opportunità di lavoro (28%), di studio (17%), visite mediche (19%) o spostamenti per piacere e relazioni (25%). A rivelarlo è il terzo rapporto dell’Osservatorio Stili Mobilità realizzato da Ipsos e Legambiente: qui video e dibattito della presentazione.
Le città più colpite da una condizione di precarietà nella mobilità sono Napoli con il 34% dei cittadini che non sempre riesce a spostarsi, e Roma con il 33%, mentre a metà strada si trova Torino con il 28%. Invece, nelle città di Milano e Bologna, generalmente più benestanti e con un’elevata offerta di mobilità sostenibile ed elettrica, il livello di precarietà si attesta intorno al 20-21%. In generale, ci si muove di più e ci sono meno rinunce, dove circolano meno auto e più mezzi pubblici e servizi di sharing mobility.
Il rapporto ha coinvolto nelle interviste 2.500 cittadini adulti, sia su scala nazionale che campioni rappresentativi degli abitanti delle città di Milano, Torino, Bologna, Napoli e Roma, città bersaglio della campagna Clean Cities. Poche le differenze con lo scorso anno: il 64% dei viaggi si svolge a bordo di un’auto o di una moto di proprietà, in leggera diminuzione rispetto all’anno precedente grazie all’aumento dell’uso medio dei mezzi pubblici e dell’auto elettrica (sia privata che a noleggio) che è passato dall’11 al 13% al giorno, mentre rimangono stabili gli spostamenti a piedi, in bici o in monopattino elettrico, che ammontano al 22% del tempo di viaggio. Inoltre, diminuiscono del 10% circa gli spostamenti nei giorni festivi, i primi a essere sacrificati da chi fatica a tirare fino la fine del mese.
Nelle città, la mobilità sostenibile prevale a Bologna e Milano con rispettivamente il 49% e il 48% degli spostamenti a piedi, in bici, con i mezzi collettivi o condivisi. Mentre il 40% e il 45% avviene in auto e moto a combustione. Anche a Torino (51%), Roma (54%) e Napoli (55%) i mezzi privati giocano un ruolo meno rilevante rispetto alla media nazionale (64%).
Nell’edizione di quest’anno il rapporto ha voluto indagare le cause delle rinunce, delle difficoltà a spostarsi liberamente, la precarietà sociale e i divari territoriali che ostacolano la mobilità. Agli intervistati è stato chiesto quanto pesano l’assenza di alternative all’uso dell’auto privata (a causa della distanza dai servizi essenziali come le strutture scolastiche e mediche nelle vicinanze), le carenze dei trasporti pubblici (come la mancanza di fermate con orari poco convenienti), l’assenza di servizi di sharing e le condizioni economiche famigliari (che rendono difficile sostenere i costi del carburante).
Tra tutti i tipi di precarietà analizzati, il dato che preoccupa maggiormente riguarda il 7% delle persone in condizione di estrema mobility poverty, ossia coloro che non hanno mezzi pubblici o in condivisione di prossimità, né possiedono un’auto in famiglia. Ma si trovano in condizioni di precarietà – seppur meno estreme – anche gli intervistati che denunciano un elevato costo del carburante rispetto al reddito (9%), coloro che lamentano l’assenza di alternative all’auto privata o l’impossibilità di cambiare il mezzo obsoleto (8%) e, infine, coloro che evidenziano elevati costi dovuti alla necessità di percorrere in auto elevate percorrenze quotidiane (8%). Difficoltà che colpiscono in media 3 italiani su dieci, solo 2 su 10 a Milano e Bologna, più della media a Napoli e Roma. Un dato simile a quanto emerge dalla ricerca francese Wimoov (marzo 2022), secondo la quale il 28% degli adulti francesi lamenta difficoltà negli spostamenti e l’8% non ha né veicoli né mezzi pubblici a disposizione.
Andrea Poggio, nuova ecologia