60 anni fa un jazzista nero sembrò sfidare la democrazia Usa. Si chiamava Dizzy Gillespie, musicista “fondatore” insieme a Charlie Parker del Be Bop. Si candidò alla presidenza con un programma e una compagine che mettevano in discussione le regole formali di una democrazia che correva velocemente verso la guerra del Vietnam. Una democrazia malata che nell’arco di cinque anni avrebbe assassinato il presidente Kennedy, Malcom X, Martin Luther King e il senatore Robert Kennedy.
Oggi, quella democrazia si prepara ad eleggere alla presidenza un vecchio insignificante come Biden o un miliardario fascista come Trump. Il processo di crisi della democrazia prosegue senza sosta.
Fabrizio Tonello ci racconta questa storia apparsa su il manifesto