Di seguito un articolo di Filippo Zingone, apparso su il manifesto del 18 febbraio, che ci dice della settimana di commemorazione della strage del febbraio 1937, che va sotto il nome di Yekatit 12. Tra il 19 e il 21 febbraio 1937, fu compiuta la ritorsione in risposta all’attentato compiuto dai partigiani etiopici, che provocò 7 morti e decine di feriti. Nei primi tre giorni i soldati dell’esercito fascista massacrarono almeno 3.000 persone, nei giorni successivi si arrivò a 19.000 morti.
Una settimana di eventi per ricordare la violenza del nostro passato coloniale
Yekatit 12. Non tutti sanno che cosa vogliono dire questa parola e questo numero, che cosa ricordano. Una parola e un numero che formano una data del calendario etiope, il nostro 19 febbraio. Ma perché dovremmo conoscere questa data?
Tra il 19 e il 21 di febbraio del 1937, dopo che dei partigiani etiopi avevano attentato alla vita del Vicerè Rodolfo Graziani, soldati dell’esercito fascista, squadracce di camicie nere e semplici coloni italiani per tre giorni hanno massacrato più di 20mila tra uomini, donne e bambini etiopi, scrivendo una delle più tragiche e violente pagine dell’Impero italiano, come venivano chiamate le colonie dal potere fascista. In Etiopia questa data è un giorno di lutto nazionale, ma per noi non ha nessun significato diverso da un normale giorno dell’anno. Oggi non ricordiamo più questa data e molte altre legate a violenze e vessazioni del nostro passato coloniale. A gennaio di due anni fa, durante l’inverno reso ancora più rigido dalla pandemia, il collettivo Wu Ming 2 invitò tutte le persone antifasciste a ricordare le nefandezze del colonialismo italiano, in occasione dell’84esimo anniversario della strage di Addis Abeba del dodicesimo giorno di Yekatit. L’insieme di collettivi «Resistenze in Cirenaica» lanciò per l’occasione l’idea di una rete delle diverse realtà che lottano per la decolonizzazione del paesaggio italiano, partendo dai nomi delle strade e delle piazze e dai monumenti. Nacque così la Federazione delle Resistenze (Fdr) tra Roma, Palermo, Padova, Milano, Carpi, Reggio Emilia e Bologna. Per il 2023 si è deciso di indire una settimana, che finisce domenica 19, di eventi, proiezioni e dibattiti sul passato coloniale, con l’obbiettivo di ricostruire una memoria collettiva veritiera dell’esperienza imperialista italiana. Si è deciso, per quest’anno, di concentrare gli appuntamenti nella capitale, dove la neonata Rete Yekatit 12-19 febbraio ha chiesto alla Federazione delle resistenze di contribuire alla costruzione di un programma congiunto di iniziative.
La scelta di Roma, come luogo in cui promuovere la memoria coloniale, è arrivata dopo che nell’ottobre del 2022 la giunta del sindaco Gualtieri con la mozione 156 ha istituito«una giornata della memoria per le vittime del colonialismo italiano, da svolgersi il 19 di febbraio». La mozione non si ferma solo al giorno del ricordo ma stabilisce di «modificare le targhe di un gruppo di strade ispirate al colonialismo, riportando sulle stesse una spiegazione, in caratteri più piccoli sul margine inferiore, che faccia riferimento agli episodi storici, in gran parte criminali, del colonialismo italiano». Una mozione che, secondo Zakaria Mohamed Ali, nato in Somalia e oggi vicepresidente dell’Archivio delle memorie migranti, «rappresenta un primo passo verso la costruzione di una memoria veritiera sul colonialismo italiano». Secondo Zakaria «già solo il cambiamento dei nomi delle vie e delle piazze inizierebbe a dare un piccolo spazio di memoria, di riconoscenza alle vittime».
La memoria di questo violento passato è nascosta dietro la narrazione degli «italiani brava gente» che da sempre accompagna la storia coloniale nostrana, messa a paragone con le esperienze degli altri paesi visti come più violenti e insensibili. «In 15 anni che sono in Italia, mi sono reso conto, durante gli incontri con le scuole, che il 90% degli studenti non sa nulla di questo passato, se non il minimo indispensabile che si trova sui libri» dice Zakaria, che insiste sul fatto che nelle ex colonie, e in particolare nella sua Somalia, anche la memoria è stata colonizzata.:«Quello che vedo nel mio paese è un colonialismo memoriale che elimina tutte le nefandezze commesse. Si raccontano solo le esperienze positive di quegli anni, anche nelle ex colonie». Una memoria perduta che, se venisse ritrovata, darebbe ai cittadini i mezzi per capire il presente. Come afferma Zakaria: «Se non facciamo i conti con il passato non possiamo pensare in un futuro migliore».
Filippo Zingone, il manifesto, 18/2/2023
Tutte le info sull’evento: https://resistenzeincirenaica.com/2023/02/11/yekatit-12-19-febbraio-2023/