Le guerre continuano… e il fatturato delle armi cresce

Le guerre non si fanno per un ideale e nemmeno per un’ideologia. Anche le Crociate, all’inizio del secondo millennio, non erano “religiose”, sono state il primo potente motore dell’economia dell’Occidente “precolonialista“. Tutt’al più gli ideali e le ideologie servono a giustificare le guerre, a dare loro una veste politica e mitica, per essere raccontate. D’altronde l’Italia fabbrica e vende, attraverso la Turchia, quella che sta massacrando i Curdi, le cartucce che la polizia iraniana usa contro i dimostranti. All’ipocrisia non c’è limite!

Forse non l’hanno capito coloro che pensano che sia buona cosa armare l’Ucraina perché “…è suo diritto difendersi contro l’invasore”, senza fare nulla prima per evitare la guerra e durante per farla cessare. Ancor peggio per coloro che danno le armi all’Ucraina “…fino alla vittoria!”, per poi dissociarsi se questa spara i missili sul suolo russo. Ipocriti! Questa guerra l’Ucraina non la può vincere ma, peggio, più dura più moriranno migliaia di persone, soldati e civili. Ma forse l’Occidente “postcolonialista” sta già pensando agli affari della ricostruzione dell’Ucraina! Altrettanto illusorio è pensare che conflitti politici interni alla Russia possano indebolire il disegno nazionalista e autocratico del “molto maschio”, ex sbirro, Putin.

Questa è una guerra che si sarebbe potuta evitare se la diplomazia europea fosse intervenuta già nel 2014 per il Donbass… Ma avrebbe dovuto essere un’altra Europa e non quella “cassa di controllo finanziario” che è.
Ma le guerre servono perché risolvono le crisi economiche, perché rilanciano l’economia, perché sono un affare mentre si fanno e continuano ad esserlo anche quando sono “finite”.

Le stime dell’Osservatorio Milex, basate sull’elaborazione dei dati del Ministero della Difesa e degli altri che contribuiscono alla spesa militare italiana, prevedono un nuovo incremento complessivo della spesa militare di oltre 800 milioni di euro. La spesa prevista dalla Legge di Bilancio 2023 passa da 25,7 miliardi del 2022 ai 26,5 miliardi stimati per il prossimo anno: 600 milioni in più per il personale delle tre armi e 700 milioni in più per nuovi armamenti. Bisognerà vedere cosa accadrà dopo il «bilancio integrato in chiave Nato» per capire l’incidenza percentuale sul Pil. Il budget annuale complessivo destinato al riarmo nazionale è di oltre 8 miliardi di euro.

Di seguito un articolo di Andrea Siccardo, apparso sul blog di Volere la luna, che attraverso il rapporto Sipri ci dice quali sono i guadagni delle guerre contemporanee.

Vendite d’armi crescono

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