L’imbroglio della meritocrazia

Ancora il richiamo al “merito”. E’ difficile capire se lo sguardo sia ancorato a ideologie del passato oppure se qualcuno pensi davvero che la soluzione dei problemi di inserimento nella società contemporanea passi attraverso le pratiche meritocratiche.

Anche se ci fa sorridere che il titolo del Ministero dell’istruzione sia cambiato con l’aggiunta del merito (sembra una trovata comica o autoironica), siamo certi che non sia un’illusione, una ingenuità, un abbaglio, al contrario crediamo sia una consapevole scelta di classe, camuffata dietro una ideologia moderna, persino “progressista”
L’obbiettivo è che le classi dirigenti si formino in continuità con ciò che già esiste, che si consolidi il processo di mobilità e ascesa sociale all’interno dello stesso pezzo di società che già si trova, in vario modo, alla direzione e al comando della società intera. Una élite che può cambiare bandiera politica pur appartenendo agli stessi ambiti economici e sociali.

Il merito diventa così lo strumento principe di conservazione del potere nelle stesse mani che già lo detengono: un nepotismo di classe che premia chi già è incaricato a succedervi.
Il merito diventa un modello di comportamento, uno stile di vita, una pratica di obbedienza ai quali ci si deve conformare per avere garantito il successo e poi la direzione, il comando, il potere.
Provenire dallo stesso gruppo sociale, economicamente agiato e socialmente riconosciuto, diventa la condizione di partenza del processo meritocratico.

Coloro che restano fuori penseranno di esserselo meritato, di non “essere competitivi” e dovranno fare i conti con il loro fallimento, ma nel frattempo avranno fatto di tutto per adeguarsi alle regole, rinunciando alla propria autonomia di pensiero, rinunciando al pensiero critico, l’unico strumento a disposizione per comprendere noi stessi e il contesto in cui viviamo.Ribellarsi è giusto” (come sempre): rifiutare la logica del merito e della competitività è un modo per salvaguardare il nostro pensiero critico.

Qui riportiamo un intervento apparso in Volere la luna di Emanuele Busconi

L’imbroglio della meritocrazia



Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *