“Se guardi il mondo dal Sud, rovesciando il punto di vista presuntuoso a cui siamo abituati, il nostro supponente Occidente appare, per quel che è, isolato rispetto a tanta parte dell’umanità. E se lo guardi, al suo interno, dal basso, lo vedi in una crisi profonda. La crisi dell’Occidente è un tema non di oggi, ma oggi essa è destabilizzante. La sua idea di civilizzazione è fallita e il suo modello economico, sociale, ecologico è attraversato da ripetute crisi e non risulta affatto attraente.
Ora anche intellettuali di valore propongono la tesi secondo la quale questa crisi avrebbe una natura soggettiva, sarebbe cioè indotta dalla penetrazione del morbo dell’autocritica nelle sue élites, nelle sue classi dirigenti quando, al contrario, questo è semplicemente un segno del tempo, vuole dire che la critica al sistema è giunta fino ai suoi piani più alti, partendo però dai piani bassi. In Occidente, in Europa si governa senza un reale consenso popolare. E’ la crisi delle democrazie. E’ questa sua fragilità interna che le classi dirigenti vogliono nascondere con ogni mezzo. Ieri con l’uso politico di una reale emergenza come il Covid. Oggi con l’uso politico della risposta da dare alla guerra avviata dalla Russia di Putin che giunge fino a mettere da parte la via diplomatica, l’esigenza, che invece è assoluta della trattativa per porre fine a una guerra che al contrario viene dilatata.”
Fausto Bertinotti, da Alternative per il Socialismo n.64, aprile-giugno 2022