Faraonici e illegali i progetti del re del Marocco sul Sahara Occidentale

Riportiamo un articolo/intervista, apparso su il manifesto, che denuncia le intenzioni illegali della famiglia reale del Marocco per estendere il controllo sul Sahara Occidentale e “neutralizzare” così i legittimi diritti del popolo Saharawi.

Continuano a crescere gli interessi economici della famiglia reale marocchina nei territori occupati del Sahara Occidentale. L’ultima notizia racconta che la società “Les Domaines Agricoles”, la più importante azienda agroalimentare del Marocco controllata dalla holding Siger a cui capo si trova il re Mohammed VI, sarà probabilmente la principale beneficiaria di un nuovo progetto idrico che prevede la desalinizzazione delle acque marine antistanti l’area della città di Dakhla. Come riportato dalla testata giornalistica Le Desk di Casablanca, si tratta di un progetto di grandi dimensioni che prevede oltre all’approvvigionamento di acque dolci anche la messa a dimora di un parco eolico: la realizzazione è stata affidata alla multinazionale francese Engie.

Per comprendere al meglio, abbiamo incontrato Erik Hagen, membro del board di Western Sahara Resource Watch, ong di stanza a Bruxelles ma norvegese di nascita, che opera in solidarietà con il popolo saharawi dei territori occupati, ponendo l’attenzione sugli interessi commerciali internazionali che insistono in quell’area: «Lo scorso 22 giugno – spiega – Engie ha firmato un memorandum d’intesa con il governo marocchino e diversi accordi di partenariato pubblico-privato. Sotto la supervisione del primo ministro marocchino Aziz Akhannouch, al tavolo sono stati formalizzati gli atti che riguardano i tre organismi coinvolti: il ministero dell’Agricoltura, della Pesca, dello Sviluppo Rurale, dell’Acqua e delle Foreste; l’Ufficio nazionale dell’Elettricità e dell’Acqua potabile (Onee); la direzione generale della Dakhla Water & Energy Company. Quest’ultima, nota come Dawec, è una joint-venture la cui proprietà è divisa al 50% tra Engie e Nareva, la società energetica del re marocchino».
La costituzione della Dawec è avvenuta nel febbraio 2019, poco dopo la vincita di un bando internazionale del dicembre 2018 indetto dal governo di Rabat. Un sodalizio di lungo corso, quello tra la società francese e Nareva, in piedi sin dal giugno 2016, quando, come si legge sul sito di Engie, venne ufficializzata la loro partnership nata per «sviluppare nuovi progetti di generazione di energia e servizi energetici». Ancora Hagen: «Engie è stata incaricata dal governo marocchino di costruire una stazione di desalinizzazione funzionante grazie all’energia eolica prodotta nel parco che verrà installato appositamente a circa 75 chilometri da Dakhla.

Lo scopo principale dell’impianto di dissalazione è quello di portare avanti i piani del governo che intende trasformare altri cinquemila ettari di terreno in piantagioni e serre. Oggi l’attività agricola nell’area di Dakhla è caratterizzata da fattorie di proprietà di uomini d’affari marocchini e di Mohammed VI. Producono in prevalenza pomodori e meloni che vengono spediti nell’Unione Europea. L’accordo commerciale Ue-Marocco, che pretende di organizzare questa particolare esportazione dal Sahara occidentale occupato, è stato invalidato dalla Corte di Giustizia dell’Ue dapprima nel 2015, poi nel 2016 e di nuovo nel settembre 2021. La Corte ha affermato che poiché il Sahara Occidentale è separato e distinto da qualsiasi paese del mondo, compreso il Marocco, quest’ultimo non ha sovranità o mandato di amministrazione sui territori in oggetto».

E questo vuol dire che «in quanto tale – prosegue Hagen – , un accordo tra Ue e Marocco non può essere applicato, se non con l’esplicito consenso della popolazione locale, espresso attraverso la loro rappresentanza riconosciuta dall’Onu, il Fronte Polisario. Va ricordato che l’espansione dell’attività agricola nell’area in questione, per quantità e qualità non può rivaleggiare con quanto viene coltivato nello stato del Marocco. Ne consegue che lo scopo principale dell’agricoltura a Dakhla non è solo di natura economica, ma anche di tipo politico, per suscitare un implicito sostegno all’insostenibile pretesa del Marocco sul territorio che tiene sotto una brutale occupazione».
Attraverso Le Desk apprendiamo che i tempi necessari per la costruzione della stazione di desalinizzazione e del parco eolico richiederanno 30 mesi, mentre 24 ne sono previsti per il sistema di irrigazione. Secondo Abderrahim El Hafidi Named, general manager di Onee, a regime saranno prodotti 37 milioni di metri cubi all’anno di acqua dissalata, di cui sette di questi saranno destinati alla città di Dakhla. Scelta questa che si muove nella direzione di rendere la città un caposaldo della presenza marocchina, considerato l’investimento enorme che Rabat ha fatto sull’edificazione, già in atto, del gigantesco porto “Dakhla Atlantique”, centrale per i commerci ittici.

Prosegue Erik Hagen: «Wsrw ha chiesto chiarimenti a Engie, che ha risposto facendo riferimento all’esistenza di “due analisi legali condotte da importanti studi legali; uno studio sull’impatto sociale e ambientale e anche consultazioni con le comunità locali”. Nonostante ciò, l’azienda non renderà nessun documento disponibile per la consultazione o ancora peggio per una verifica da parte dei saharawi, l’unica popolazione in possesso dei diritti sovrani del Sahara Occidentale».

il manifesto, 22/7/2022

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