“Gli undercommons mirano alla abolizione del dominio dei saperi, nello stesso senso in cui si chiede l’abolizione delle carceri e del lavoro. Come scrive Moten ‘…abolizione non come eliminazione di qualcosa, ma abolizione come fondazione di una nuova società’. Coltivare slealtà e tradimento alla ragione certificata può anche diventare unǝ fuorilegge, criminale o teppista intellettuale che rifiuta di rispettare l’ordine del discorso, che infrange le regole cercando senso proprio nella resistenza e nella risposta indisciplinata ma persistente di una tensione verso il pensare e vivere collettivamente. Significa diventare parte di una comunità di rifugiatǝ che, letteralmente senza casa, sempre in corsa verso un’impresa collettiva, rendono instabili e queer i regimi sessuali e razziali che sottendono le credenziali epistemologiche esistenti.”
Attraverso le teorie e le pratiche della tradizione radicale nera e del post-operaismo, Stefano Harney e Fred Moten con Undercommons, edito da Tamu, propongono un ampliamento dello spettro del pensiero sociopolitico contemporaneo e della critica estetica.