Thomas Sankara. Sentenza storica dopo più di 30 anni!

Le tre sentenze di ergastolo pronunciate il 6 aprile dalla corte di Ouagadougou, per l’omicidio di Thomas Sankara, presidente del Burkina Faso, ucciso insieme ad altri 12 persone durante il colpo di stato del 15 ottobre 1987, sono andate oltre quanto richiesto dalla procura militare.
Condannato in contumacia all’ergastolo Blaise Compaore, che divenne presidente all’indomani di quel golpe e tale è rimasto per quasi tre decenni. Insieme a Hyacinthe Kafando, e il generale Gilbert Dienderé, uno dei capi dell’esercito durante il golpe.
Il verdetto ha suscitato forti reazioni in sala. “È una pagina della storia del Burkina che è appena stata voltata”, ha confidato un ex ministro.

Sankara voleva “decolonizzare le mentalità” nel suo paese e in Africa, dove è diventato e resta un’icona a trent’anni di distanza.
Gli interventi e le azioni di Thomas Sankara gli attirarono le antipatie di diversi capi di stato, sia in Africa che in Occidente. Invitò l’Africa a “non pagare il suo debito con i paesi occidentali”, denunciò all’Onu l’apartheid, la povertà, difese il diritto dei popoli oppressi all’autodeterminazione come in Palestina o nel Sahara Occidentale.
Prese decisioni rivoluzionarie come il suo impegno nelle riforme sociali, con numerosi progetti che avevano l’obiettivo di eliminare la povertà e la fame, la costruzione di scuole e ospedali, e introdurre riforme per la parità di genere e la centralità della donna nella società Burkinabé.
Posizioni politiche forti che insieme al tentativo di creare con alcuni paesi del Sahel un’area “autosufficiente” e di liberarsi dagli “accordi commerciali con le potenze coloniali occidentali”, gli attirò le antipatie di numerosi paesi: Stati Uniti e Francia in particolare.

Dopo la pronuncia del verdetto, le parti civili si sono recate al memoriale di Thomas Sankara nella capitale. Durante tutto il viaggio, una folla di persone ha seguito il corteo.
All’inizio del processo la moglie Mariam Sankara aveva detto: “La sua rivoluzione resta nelle menti e nei cuori del nostro popolo e in quello di tutti gli africani”. Al termine del processo ha dichiarato che “Con la sentenza di oggi il Burkina Faso, la Terra degli uomini onesti (nella locale lingua Djoula, ndr), dimostra di aver ascoltato la volontà del popolo”.


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