Finalmente lo Sciopero generale!

Finalmente lo Sciopero generale!

Anche se in ritardo e senza coinvolgere i sindacati di base ecco finalmente lo sciopero generale, giovedì 16 dicembre!

Finalmente il conflitto sociale quale strumento per introdurre mutamenti nella società, per il rilancio della democrazia, per il confronto politico!

Come critica alla legge finanziaria che non affronta in modo strutturale la povertà diffusa in aumento, non interviene sulla condizione dei lavoratori precari e saltuari, utilizza solo sgravi fiscali e soprattutto a favore delle imprese.

Come critica alla riforma fiscale che favorisce i ceti medio alti riducendo le aliquote di prelievo, sceglie di favorire le imprese invece dei lavoratori, non introduce un prelievo proporzionale per i redditi alti.

Come critica alla legge sulla concorrenza che avvia la definitiva privatizzazione dei servizi riducendo i Comuni a semplici spettatori della gestione privata dei sevizi pubblici, quali l’acqua (nonostante il referendum!), i trasporti, la raccolta rifiuti, ecc.  

Come critica al Piano nazionale di ripresa e resilienza  che non contiene il rilancio della sanità pubblica: il rafforzamento della medicina territoriale, delle comunità sociosanitarie, della medicina di prevenzione e la riscrittura delle funzioni del medico di base; non introduce piani per la riduzione dei consumi energetici e per la produzione di energia “pulita” (e cede alla tentazione del nucleare, nonostante il referendum!); finge di riscrivere le regole della scuola che diventa sempre più appendice del regime d’impresa; non predispone un piano nazionale per la riduzione e lo smaltimento dei rifiuti; concentra l’attenzione sulle “grandi opere” infrastrutturali, senza avviare investimenti strutturali per la difesa dell’assetto idrogeologico, per la conservazione e il rilancio dei beni ambientali, paesaggistici e culturali; non contiene un piano per il rilancio dell’occupazione.

Il Fondo Monetario Internazionale, l’organismo che gestisce i debiti e i prestiti dei paesi di tutto il mondo, favorendo il mercato del capitalismo globale con la privatizzazione dei servizi, si congratula con l’Italia del banchiere Draghi per l’azione che sta svolgendo e per la previsione di crescita del Pil al 6%. Facendo finta che in Italia non ci siano quasi 6 milioni di poveri assoluti (in un anno sono aumentati di un milione); che la povertà assoluta sia al 29,3% tra i cittadini stranieri residenti (oltre un milione e 500mila), ed è al 7,5% tra i cittadini italiani (dati Istat). Nascondendo che dei 23 paesi dell’Ocse il nostro è l’unico in cui il trend dei salari dal 1990 al 2020 è negativo -3,5%! Ignorando che in questo paese il 37,8% degli italiani non va oltre la scuola media, il 28% degli adulti è analfabeta e il 42% non riesce a elaborare un ragionamento complesso (dati Ocse).

Per questo aderiamo allo sciopero generale! (nonostante tutto). Chiediamo con forza la riduzione delle tasse per le fasce di basso reddito, l’aumento dei salari, la riduzione dell’orario di lavoro, chiediamo diritti per i lavoratori precari, intermittenti e i “driver”, lottiamo per il reddito di base incondizionato.

Contro il governo Draghi, per un’altra politica!

3 commenti

  1. Ciao Marco, ma cosa significa finalmente sciopero generale senza però la presenza dei sindacati di base, che sono quelli che fanno la forza numerica e politica dello sciopero stesso ? E poi perché non fare riferimento al diritto del lavoro, alla libertà di cura che è stata persa da chi la vede diversamente rispetto all’obbligo vaccinale ?
    Luca

  2. Infatti, concordo con Luca. Lo sciopero viene proclamato generale, ma non affronta la generalità delle problematiche e non sembra rivolgersi alla generalità dei lavoratori. Insomma, è uno sciopero per rivendicare l’esistenza di ALCUNI sindacati, oppure per tutelare i diritti di TUTTI i lavoratori? E non lo dico davvero con intento polemico, ma sono molto preoccupato per la latitanza nel dibattito di alcuni temi che, invece, per me sono assolutamente imprescindibili.

  3. Sì, avete ragione. Incompletezza, scarsa sensibilità alle diversità e ai distinguo. Non c’è lungimiranza, non c’è un progetto di alternativa economica, sociale e antropologica.
    Ma la normalizzazione di cui molti sono vittime (a partire dai poveri e dagli emarginati) ha bisogno di una risposta, anche se incompleta: è un sasso, piccolo e leggero, gettato nello stagno dell’immobilismo dinamico della ideologia neoliberista e autoritaria rappresentata dal governo Draghi! Un piccolo sasso contro l’unanimismo e l’ipocrisia come forma di governo

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