L’11 ottobre si è svolto il primo Sciopero Generale contro le politiche del Governo Draghi. Proclamato da 15 organizzazioni dei sindacati di base (per la prima volta insieme) ha riempito le piazze delle principali città italiane.
I sindacati confederali non c’erano: ancora una volta hanno scelto la via, autoreferenziale, della convocazione al tavolo del Governo per la concertazione, rinunciando alla contrattazione e al conflitto.
Tra le rivendicazioni di questo sciopero unitario c’erano: il blocco dei licenziamenti previsti a fine mese, così come gli sfratti; la richiesta di una legge, non accomodante, sulle delocalizzazioni; una politica contro gli aumenti delle tariffe energetiche; l’aumento dei salari, che sono i più bassi d’Europa; “garanzie per il reddito”, salario minimo, cancellazione del Jobs Act; investimenti strutturali nella scuola. A questi si è poi aggiunta anche la contrarietà all’introduzione del Green Pass, in particolare nei luoghi di lavoro!
Il piano (Pnrr) del Governo Draghi appare sempre più un involucro vuoto ma le acclamazioni della Confindustria ci aiutano a capire che in verità è pieno di scelte sbagliate, inadeguate e classiste: chiacchiere inconcludenti, ma rassicuranti per le fasce alte di reddito, sul fisco, che rimanda ogni decisione al 2026; ancora l’impresa al centro con piani di finanziamento o sgravi; una transizione ecologica che sembra sempre più una ripresa della cementificazione e l’utilizzo, appena corretto, delle stesse fonti energetiche; nessun piano di investimenti strutturali sulla sanità e nella scuola; nessuna politica sull’occupazione attraverso investimenti di utilità pubblica.
Come denuncia il Comitato di fabbrica della Gkn lo sciopero generale avrebbe dovuto convocarlo la Cgil, “la più grande organizzazione dei lavoratori”, ma manca il coraggio, la forza di compiere il passo necessario per tornare ad essere un sindacato di classe.
Come si sa i sindacati di base non sono presenti nei tavoli istituzionali e i sindacati confederali ostacolano questa possibilità.
Il cammino è difficile, perché passa, necessariamente, attraverso il mutamento di rotta della Cgil e non solo. Speriamo che l’abbraccio tra Landini e Draghi non sia mortale ma solo la sincera solidarietà antifascista del Presidente del Consiglio. Intanto continuiamo a lottare!