La lotta sociale e politica scuote l’Uruguay

Qui una analisi di Fulvio Perini, apparsa su Volerelaluna il 23 agosto, sullo scontro sociale in atto in Uruguay. Ci aiuta a comprendere meglio ciò che sta accadendo in Sud America.



In questi giorni è in corso in Uruguay un aspro scontro sociale e politico che ha al centro la lotta del sindacato unitario PIT-CNT, di un vasto movimento per i diritti sociali e civili e dello schieramento progressista contro le politiche economiche del governo di destra.

Oggetto centrale dello scontro è la Ley de Urgente Consideración (LUC) proposta dal Governo sette mesi dopo la vittoria della destra alle elezioni presidenziali nell’autunno del 2019. Una legge di quasi 500 articoli che interviene su pressoché tutti gli aspetti della vita sociale, dei diritti civili, del diritto di sciopero, dello stato sociale e del funzionamento delle istituzioni. Un sogno per la nostra destra nazionale. Citiamone alcuni: l’aumento delle pene detentive per chi ostacola la polizia e il contemporaneo riconoscimento del porto d’armi a poliziotti e poliziotti in pensione anche nelle attività svolte nella società; intervento immediato della polizia per sgomberare i picchetti durante lo sciopero; il ritorno del pagamento dei salari in denaro contante e la possibilità di pagare gli acquisti in contante sino a un valore corrispondente a 20mila dei nostri euro; l’uso delle armi per una legittima difesa che non considera solo la incolumità fisica ma anche per “impedire un danno”; l’allontanamento da parte delle forze dell’ordine di chi vive e dorme in luoghi pubblici; il controllo diretto da parte del Governo del sistema pensionistico esautorando di fatto l’Istituto per le pensioni pubbliche (Instituto de Previsión Social, IPS) il cui direttore è eletto da tutti i lavoratori. Conviene anche ricordare che all’interno della coalizione vincente, su pressione degli imprenditori, era forte la spinta a cancellare o almeno depotenziare i Consejos de salarios, ricostruiti nel 2005 dal primo Governo progressista dopo la loro cancellazione ad opera della dittatura militare e funzionanti presso il ministero del lavoro con lo scopo di ratificare i contratti collettivi nazionali ed estenderli erga omnes con un provvedimento del Governo. Ma nella nuova legge questa proposta non è presente proprio per evitare uno scontro frontale con il sindacato che, grazie a queste nuove norme, aveva esteso i consensi e raddoppiato gli aderenti nell’arco di poco più di 6 anni. Pur in presenza del pluralismo sindacale, il sindacato PIT-CNT organizza la quasi totalità dei lavoratori aderenti a una organizzazione sindacale e vede al suo interno un ampio pluralismo politico assieme a un forte senso di autonomia e di unità; per esempio, è un sindacato che collabora con le diverse confederazioni sindacali internazionali senza aderire a una di queste.

Al secondo turno delle elezioni presidenziali prevalse per 37mila voti il candidato Lacalle Pou della Coalición Multicolor, i cui colori variavano dal verde del partito ecologista al nero della formazione neofascista guidata da alcuni militari, oltreché per lo storico Partido Colorado. La divisione era nettissima: il Frente Amplio (la coalizione progressista) restava in maggioranza nelle città capoluogo, a partire da Montevideo, dove continua ancora oggi ad amministrare le istituzioni locali, mentre lo schieramento neoliberale aveva la maggioranza dei consensi nelle campagne, che sono però in Uruguay la produzione economica più importante per l’allevamento di animali e, sempre di più, per le coltivazioni intensive di soia e di eucaliptus per la produzione di cellulosa.

Già all’annuncio della nuova legge di revisione di tantissime norme economiche e sociali il sindacato PIT-CNT proclamò, per il 15 luglio 2019, lo “sciopero nazionale parziale con mobilitazione” (di 4 ore) ma l’aspetto importante fu nella preparazione e nello svolgimento delle manifestazioni perché vide sin dal primo giorno un’ampia partecipazione e un impegno diretto degli studenti, delle associazioni e dei movimenti femministi, l’Intersocial Feminista, e del movimento delle cooperative per mutuo soccorso (anche in Uruguay è presente e diffusa l’esperienza delle fabbriche recuperate). Proprio nell’occasione dello sciopero tutte le formazioni che vi parteciparono, più di 100, diedero vita a un nuovo strumento di lotta, l’Intersocial (https://www.elpais.com.uy/informacion/sindicales/crean-intersocial-nuevo-bloque-busca-llevarle-reclamos-gobierno.html).
L’azione dei lavoratori e dei movimenti sociali non ha fermato il governo e il lavoro parlamentare per l’approvazione della legge e qualche mese dopo, in un incontro de l’Intersocial, il 18 ottobre 2020, tutti i suoi componenti si sono orientati per indire un referendum e interporsi così all’applicazione della legge LUC (https://www.pitcnt.uy/novedades/noticias/item/3784-la-intersocial-resuelve-interponer-un-recurso-de-referendum-contra-la-luc?tmpl=component&print=1).

Il referendum di “interposizione” permette all’elettorato di abolire una legge o una sua parte significativa. Per poterlo indire è necessario raccogliere il sostegno del 25% degli elettori, ognuno dei quali deve apporre la firma e l’impronta digitale: poco più di 650mila elettori a fronte di oltre 2.600.000 cittadini aventi diritto al voto. L’impegno delle associazioni sociali è stato molto importante ma non può essere ignorato il sostegno di tutte le formazioni politiche che fanno parte del Frente Amplio e, come sempre, importante è stato il contributo di José Mujica nel proporre di selezionare per l’abrogazione gli articoli più importanti. Alla fine le firme si sono raccolte solo per 155 dei 480 articoli della LUC (https://www.elpais.com.uy/informacion/politica/creo-corresponda-cuestionar-toda-luc-mujica-referendum.html).

Due settimane or sono i promotori del referendum hanno depositato le firme raccolte presso la sede del sindacato PIT-CNT: ben 763.443. Nel frattempo contro le concrete politiche economiche e sociali del governo neoliberale il sindacato ha dichiarato per il 16 giugno 2021 lo “sciopero generale attivo” con l’organizzazione di 600 eventi in tutto il paese, in ognuno dei quali si sono raccolte le firme per il referendum.

La democrazia popolare in tanti Paesi dell’America Latina si fonda sulla partecipazione consapevole e diretta – da non confondere con le locali illusioni della democrazia diretta – mentre la democrazia populista del nostro Paese si fonda sul consenso passivo, dove una superficiale ignoranza sostituisce la consapevolezza critica. Mi astengo dal commentare le differenze tra i sindacati.

Fulvio Perini, volerelaluna, 23 agosto 2021


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