Né con lo Stato né con le BR

No presidente Mattarella, non fu “zona grigia” quella occupata da coloro che affermavano “né con lo Stato né con le BR” e non lo è tuttora.

Fu una scelta consapevole, intensa e complessa. Una scelta difficile e sofferta, l’unica possibile se si intendeva da una parte criticare la lotta armata come pratica politica che aveva sostituito la lotta di classe di massa con una pratica sanzionatoria, militare, soggettiva e minoritaria e dall’altra proseguire la critica allo Stato classista, corrotto e compromesso, in vario modo, in tutte le stragi e le trame oscure di quegli anni.

La nostra fu un’azione politica faticosa perché alla violenza dello Stato complice delle pratiche di sfruttamento in fabbrica, responsabile del disfacimento delle periferie urbane e delle politiche di “sottosviluppo” del sud opponevamo le lotte di massa, nel tentativo di tenere insieme il movimento operaio in presenza dei rapidi mutamenti della società.

Contro le azioni violente delle soggettività moralistiche della lotta armata, politicamente miopi, opponevamo l’elaborazione collettiva, l’inchiesta, l’azione collettiva nei quartieri, nelle scuole e nelle fabbriche. Senza assumere il ruolo di avanguardie o arrogarci il diritto di rappresentare alcuna volontà politica che non fosse quella della partecipazione diretta dei soggetti politici in lotta. Rifiutando di usare gli stessi strumenti dello Stato per combattere lo Stato.

Fummo sconfitti dai rapidi mutamenti della società, dalle politiche liberiste degli anni ’80, così come fu sconfitto il movimento operaio. Le eroiche miserie della lotta armata si dissolsero come si scioglie un esercito, senza una elaborazione politica, quando finisce la guerra.

Vinse lo Stato, lo Stato subalterno agli interessi del capitalismo italiano, quello stato corrotto che, dopo una breve stagione di riforme, svelò se stesso con la vicenda della P2, le inchieste di “mani pulite” e le collusioni con le mafie.

Oggi che la crisi della politica e sempre più crisi della democrazia rappresentativa; oggi, che abbiamo bisogno di un illiberale coprifuoco notturno perché lo Stato è incapace di garantire un diffuso intervento medico sul territorio e fornire cure domiciliari adeguate; oggi, che si affida ad un uomo delle banche e ad un generale dell’esercito la gestione del paese; oggi ci convinciamo sempre di più che avevamo ragione.

“Né con lo Stato né con le BR” significava e significa rinunciare alle illusioni delle soluzioni politiche rapide, alla militarizzazione dell’azione politica e significa continuare la legittima lotta contro uno Stato che continua ad essere subalterno alla logica del profitto, che pratica sistematicamente l’ingiustizia sociale e la discriminazione verso i più poveri e i più deboli, che si fa sempre più portatore di una democrazia autoritaria.

marco sansoè

5 commenti

  1. Me li ricordi bene quegli anni drammatici. Uno Stato corrotto che flirtava con i servizi deviati, corresponsabili dello stragismo fascista.
    Dovevamo quindi parteggiare per lo Stato? Mi sembrava ‘convintamente’ di no. A quei tempi la ‘rabbia della pancia’ indirizzava diversi giovani verso un’altra direzione, personalmente mai presa per questioni di etica e di dna, per fortuna. Quella che viene chiamata ‘zona grigia’, con il senno di poi, era il frutto di una innegabile maturità e crescita politica. Fortunati chi la ebbe quella maturità perché oggi può dire ‘avevamo ragione noi’.

  2. Ciao Marco,
    per ragioni anagrafiche non posso ricordare quegli anni, ma temo di poter constatare una triste caratteristica di quelli che stiamo vivendo… Un eccessivo dogmatismo e moralismo teologico applicato alla politica. Per cui si divide tutto e tutti nettamente in buoni e in cattivi. In pro o contro. In salvi e dannati. Per semplificare ma, soprattutto, per mondare le pessime azioni degli autoproclamati buoni e lordare i buoni intenti e le buone ragioni di chi vede e sente altrimenti, necessariamente cattivi. La zona grigia diventa così l’esercizio del pensiero critico e del dubbio, il non allineamento che disturba chi ha bisogno di un alleato o di un avversario, per arroccarsi sulle proprie posizioni, ma non di un interlocutore con cui confrontarsi per cambiarle. Si cerca il consenso proponendo soluzioni semplici(stiche) a problemi complessi, con nessuna intenzione di risolverli, per mantenere e, se possibile, amplificare le disuguaglianze che stanno alimentando una visione salvifica e affatto democratica della politica.

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