Appello per la liberazione immediata di Tomi e la lotta contro ogni CPR

Appello per la liberazione immediata di Tomi e la lotta contro ogni CPR

Tomi è un ragazzo di origine algerina, recluso prima nel CPR di Torino e oggi in quello di Bari, in sciopero della fame da quasi 40 giorni per protestare contro le condizioni disumane in cui sono costretti a vivere i detenuti in attesa di espulsione e le quotidiane violenze che sono costretti a subire (con il “decreto Salvini”, ricordiamolo, possono rimanere reclusi fino a 180 giorni e le espulsioni sono vincolate ad accordi bilaterali con il paese di origine). Tomi denuncia cibo avariato, celle fredde e spoglie, dove i detenuti sono costretti a consumere i pasti e a dormire per terra; ma denuncia anche percosse, insulti, minacce e sputi da parte delle forze dell’ordine.
Tomi chiede di essere espulso al più presto, “anche sulla luna”, piuttosto che rimanere un giorno in più in quell’inferno, ma l’Algeria ne ha rifiutato il rimpatrio. Dopo più di 30 giorni di digiuno, nonostante il grave peggioramento delle sue condizioni fisiche (insufficienza renale, difficoltà di deambulazione, crampi), il personale medico del CPR di Torino si limita a ordinarne il trasferimento nell’area sanitaria – le cui celle sono più adatte all’isolamento e la punizione che per alla cura dei detenuti. Solo il 13 marzo, Tomi ottiene di essere portato in ospedale, non prima però di essere malmenato dai suoi carcerieri in seguito al rifiuto di rientrare in cella. Viene quindi condotto al pronto soccorso dell’Ospedale Martini di Torino, piantonato a vista da un gran numero di agenti. Qui il medico che lo visita si rivolge esclusivamente alle forze dell’ordine, incurante di farsi comprendere da Tomi, che non parla italiano ma un buon inglese e francese; dopo alcune analisi di rito lo dichiara “non in pericolo di vita”, dunque idoneo alla reclusione, consegnando però un referto apparentemente in bianco, o del cui contenuto al paziente non è dato sapere. Tomi viene, quindi, ri-spedito al CPR di corso Brunelleschi, dove le sue condizioni di salute continuano a peggiorare.
Nel frattempo, diversi solidali che seguono questa orrenda vicenda sin dalle prime denunce di Tomi, aumentano le pressioni sulle autorità coinvolte e provano a informare e sensibilizzare gli abitanti di Torino su quanto sta accadendo: post e articoli online, volantinaggi in strada, un presidio davanti al Pronto Soccorso dell’Ospedale Martini (giovedì 14), e un altro all’Assessorato alle Politiche Sociali, affidato dalla sindaca Chiara Appendino a Sonia Schellino (venerdì 15). Una rete di solidarietà che deve avere disturbato e destabilizzato chi sta disponendo della vita di Tomi – come di quella di tanti altri che si trovano nella sua condizione. Il sospetto sorge a seguito della notizia che, sabato 16 marzo, Tomi è stato improvvisamente trasferito nel CPR di Bari. Qui, da tre giorni, si trova costretto a stare in un’altra cella fredda e tutt’altro che accogliente; è stato inizialmente privato del telefono cellulare che usava per tenersi in contatto con i solidali; gli è stata negata persino la sedia a rotelle che ormai gli è indispensabile per compiere qualsiasi spostamento. Gli è stato assegnato un nuovo avvocato, che fino a questa mattina, però, non è riuscito a incontrare.
Forse, dopo avere fatto rimbalzare questa palla rovente tra più piedi, CPR, assessorato, prefetto, ospedale e tutte le istituzioni coinvolte, hanno pensato che questo trasferimento fosse il modo di lavarsene definitivamente le mani, di evitarsi le scocciature che Tomi e i suoi solidali potrebbero ancora procurare. In realtà la notizia del trasferimento non ha fatto altro che alimentare e rafforzare la rete dei supporti, e ampliare la portata a livello nazionale. Oggi a Torino una nuova giornata di protesta e volantinaggio si è svolta tra Piazza della Repubblica, la sede dell’Assessorato alle Politiche Sociali e il palazzo della Regione. I solidali chiedono a gran voce che ciascuno si assuma le proprie responsabilità. Alcuni di loro sono riusciti a parlare con i funzionari dell’assessorato, ponendo domande precise e ottenendo risposte ridicole. A presidiare insieme a loro, i soliti delle forze dell’ordine, con le loro tenute e pose da combattimento. I solidali continueranno a lottare insieme a Tomi, e a fare crescere le pressioni da ogni parte possibile: perché venga liberato al più presto, perché dalla sua battaglia cresca e si diffonda il fronte del dissenso e della lotta contro i CPR.

Per un resoconto più dettagliato:

Il Manifesto, 24 febbraio 2019 (https://ilmanifesto.it/la-denuncia-di-un-ragazzo-detenuto-nel-cpr-di-corso-brunelleschi-a-torino-la-situazione-e-molto-peggio-di-quello-che-credete/)

Conversazione telefonica con Tomi, Radio BlackOut: https://radioblackout.org/cpr-sciopero-34giorno/

Da Macerie
Tomi trasferito a Bari https://www.autistici.org/macerie/?p=33490

Per colpa di chi? https://www.autistici.org/macerie/?p=33485

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