I tre errori di Mattarella

Mattarella ha sbagliato tre volte.

Fermo restando che dal punto di vista costituzionale il comportamento del Presidente della Repubblica è stato corretto e quindi non ci sia spazio per un conflitto di tipo istituzionale, il presidente Mattarella ha compiuto tre gravi errori politici:
1. In una situazione di forte precarietà finanziaria, ma anche di difficoltà politiche interne, ostacolare la nascita di un governo legittimato dal voto e impegnato con un “patto politico” ad un programma di governo (senza giudizi di merito) è irresponsabile, perché tradisce il mandato elettorale e mette in discussione la relazione tra volontà popolare, espressa attraverso il voto, e i poteri legislativo ed esecutivo, relazione che sta alla base della democrazia rappresentativa.
Inoltre favorisce il perdurare di una condizione di incertezza politica, situazione ideale per le speculazioni finanziarie.
2. Ha reso evidente l’assenza di autonomia politica dell’Italia: ora è davanti agli occhi di tutte e tutti che il paese sia una entità politica sotto tutela, incapace di sviluppare un percorso autonomo e autorevole, sottoponendosi ai diktat di poteri forti interni (Banca d’Italia, Confindustria….) ed esterni (FMI, BCE, Comunità Europea…).
Il prof. Savona, economista serio e responsabile (giudizi di merito a parte), non poteva rappresentare un pericolo all’interno della dialettica democratica espressa da un Parlamento che funziona e svolge il suo ruolo nel pieno del suo mandato.
3. Più in generale la scelta di Mattarella ha dilatato la crisi della democrazia rappresentativa allargando lo scollamento tra popolo e istituzioni, favorendo così l’allargamento dell’ostilità nei confronti delle istituzioni, dando libero accesso a “istinti politici” distruttivi che alimentano la cultura neofascista.
Il Governo “provvisorio” in carica per i prossimi mesi favorirà, inevitabilmente, lo spazio politico alla destra “sovranista”, che vincerà le prossime elezioni, così qualsiasi ipotesi di governo sarà ancora più spostata a destra di quello che poteva essere.
Ora la svolta a destra del paese avrà, tra gli altri, un altro responsabile, il Presidente Mattarella.

Più volte abbiamo detto che ci troviamo davanti ad una “crisi della politica” che abbiamo pensato come crisi delle “democrazia rappresentativa”.
Gli andamenti elettorali in Europa (e non solo), la distanza drammatica tra popolo e istituzioni, l’assenza di politiche economiche in grado di colmare le disuguaglianze sociali stanno trasformano il presente in una “catastrofe” incombente.
Ma non crediamo che ci sia spazio per alcuna forma di governabilità, ma solo per la riorganizzazione di spazi conflittuali. Ammesso che il terreno politico istituzionale sia ancora praticabile, chiunque volesse praticarlo deve “liberarsi dall’idea della governabilità”. “Dovrebbe scegliere, non subire ma scegliere, per tutto il tempo politicamente prevedibile, il campo dell’opposizione”.
Lo sguardo va concentrato sui conflitti, le risorse personali, tecniche e economiche consumate sul terreno delle “inchieste partecipate”, l’intelligenza impegnata alla ricerca di capire e mettere insieme i soggetti (persone) portatori di bisogni personali e sociali, i soli capaci di avviare processi di resistenza, lotta e trasformazione del presente.

Biella, 29/5/2018

marco sansoè

info@lacittadisotto.org

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