Un movimento di massa

E’ nato un movimento di massa. Molti sono stati in questi anni, per cause e con obiettivi diversi, di diversa durata, e molti sono in atto in queste settimane (Marocco, Madagascar, Nepal, ecc.). In Italia è nato senza che nessuno lo potesse prevedere, spontaneamente, con una forte componente giovanile.
Quanto durerà e che strade prenderà non lo può sapere nessuno.
Il primo passo perché viva è quello di lasciarlo respirare, dentro i territori e dentro l’immaginario collettivo, con una consapevolezza in costruzione; ogni tentativo di leggerlo e definirlo con i parametri usuali è destinato a fallire, ogni tentativo di imporre canoni prestabiliti può favorirne il fallimento, che a farlo siano forze politiche, sindacali o anche di movimento.
Il secondo passo è quello di averne cura, ascoltarlo, mettendosi al suo servizio: costruendo occasioni e luoghi dove le molteplici differenze possano convivere e parlarsi e costruire nessi, come parti di un collettivo sfaccettato e non una somma di specchi autoreferenziali.
Questo autunno sarà ricco di appuntamenti, alcuni sono già stati definiti, altri verranno determinati da quello che nel frattempo accadrà. Ciascuno può fare la sua parte per produrre dentro ogni occasione una convergenza ampia, anche di ampiezze variabili a seconda delle differenti sensibilità politiche.

Non c’è un cammino certo, si deve camminare, camminare domandando

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