I corpi e la responsabilità collettiva …di Lea Melandri

I movimenti non autoritari, che ho avuto il privilegio di incontrare nel Sessantotto al mio arrivo a Milano dalla provincia, parlavano, ma soprattutto agivano, nella convinzione che si stesse operando “una scandalosa inversione tra vita e politica”. Il “fuori tema” – i corpi, la sessualità, le storie personali, la vita intima, la persona e ciò che di “insondabile” si porta dentro – faceva la sua irruzione sulla scena politica, per dirla con Carla Lonzi, con “soggetti imprevisti”, cioè i giovani e le donne, che l’avrebbero ribaltata e sconvolta. Si scopriva la “politicità ” di tutto ciò che era stato considerato “non politico”.

Come si capisce dalle foto, nelle enormi, inimmaginabili manifestazioni di questi giorni, il “fuori tema” sono state, per un verso, le bandiere, diventate per il mondo il simbolo della libertà di un popolo oggetto di sterminio e di tutte le forme di colonizzazione e razzializzazione, e per l’altro la marea formata, per la stragrande maggioranza, di civili di ogni sesso, età, cultura, condizione sociale, lavorativa, senza bandiere, certe che fossero i loro corpi, le loro voci a fare la differenza e, al medesimo tempo, la testimonianza di una condivisione di responsabilità e pratica collettiva.

Inascoltati e invisibilizzati finora, i movimenti femministi, ecologisti, antirazzisti, anticapitalisti, pacifisti, ecc., hanno visto le istituzioni politiche, a cui appartengono anche partiti e sindacati, costrette a misurare il loro isolamento, a dare volti e ragioni a un estensionismo elettorale, altrimenti “inspiegabile”.

Non è un movimento “umanitario”, etico, politicamente corretto, quello che si è largamente imposto nelle strade e piazze dell’Italia e del mondo, ma il volto di una politica sempre meno separata dai corpi e da quelle esperienze dell’umano che vi sono rimaste per millenni sepolte.

Lea Melandri, Comune, 5 ottobre 2025

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