Dopo la guerra, dopo l’amnistia voluta dal ministro della giustizia Togliatti, De Gasperi fece di tutto in nome della pacificazione nazionale per impedire i procedimenti contro i militari italiani per i crimini commessi in Libia, In Etiopia, in Somalia, nei Balcani, ecc.
Obiettivo fu far calare un velo, anzi una coltre spessa sul fatto che le forze armate italiane furono responsabili come quelle naziste di misfatti inenarrabili.
Io continuo a non comprendere come l’unità nazionale possa costituirsi su un falso inventato di brutto, o sul nascondere riraccontando violenze mostruose: anziché guardare in volto quella violenza cieca, anziché analizzare i fatti, trasformiamo gli Alpini, protagonisti della seconda campagna coloniale italiana nel corno d’Africa con le violenze bestiali di Ambaradan, di Debre libanos, degli stermini di migliaia di civili con l’iprite, delle uccisioni in massa della nobiltà etiope, oppure la divisione Monterosa che si macchiò delle infamie fasciste in Garfagnana con il mito del buon soldato che con suo fedele asinello, presidia i confini e facciamo marciare i gagliardetti della Monterosa appunto insieme alle penne nere che fecero la resistenza, nel nome del fatto che anche ” quanti scelsero Salò hanno combattuto per la patria”: come Cadorna, come Graziani, come Badoglio, e di nuovo, mi appoggio ad un passo di Wu ming II che sottoscrivo parola per parola:
“E’ vero che nell’ultimo secolo e mezzo molti altri popoli si sono macchiati di imprese delittuose in quasi ogni parte del mondo. Tuttavia soltanto gli Italiani hanno gettato un velo sulle pagine nere della loro storia, ricorrendo ad uno strumento autoconsolatorio, il mito degli italiani brava gente, dietro al quale abbiamo consumato i crimini peggiori e gli eccidi più barbari .
Anche grazie alla memorialistica autoassolutoria di molti reduci, tra cui questo degli Alpini appunto, si è imposta l’amnesia selettiva e la narrazione di un colonialismo italiano “diverso dagli altri”, perché noi italiani siam “brava gente”.
E così, le piaghe di quella storia e mentalità continuarono a suppurare sotto la pelle della “Repubblica nata dalla Resistenza”.
Il pus è scoppiato in faccia agli illusi e ha impestato istituzioni e società civile a partire dagli anni Ottanta, quando l’immigrazione da paesi extraeuropei ha stimolato il risveglio di mostri rimasti “in sonno” per decenni.
Non abbiamo mai fatto i conti con il razzismo di ieri e le sue catastrofiche conseguenze, e questo ci impedisce di fare i conti coi razzismi di oggi”
Con questo non si vuole accusare il singolo che obbedì acriticamente ad ordini che altrimenti lo avrebbero condotto alla fucilazione, ma bisogna avere il coraggio di vedere ciò che è stato affinché il passato non abbia a ripetersi, perché cancellato dalla memoria.
Sonia Modenese