Mentre il capitalismo delle grandi imprese multinazionali e dei capitali finanziari deve ricorrere alle guerre per tenere alti i profitti, il capitalismo diffuso dell’impresa sopravvive, asfittico e incerto, grazie ai bassi salari, i contratti di lavoro precari e gli aiuti di Stato.
Ma il capitalismo non è al capolinea (della corsa distruttiva per la vita delle persone e della natura). Sappiamo quanta forza ha ancora, ma sappiamo anche che è il tempo delle forzature, dello scontro generalizzato, della rivolta.
La strategia sindacale della “concertazione”, in Italia come in Germania e nel resto d’Europa, è fallita e non c’è più spazio per l’idea che dentro all’accumulazione del capitale ci sia modo di valorizzare il reddito da lavoro e il rispetto dei diritti. La democrazia è in pericolo, le guerre ne disegnano il profilo autoritario.
Il sindacato ha sbagliato e deve ammetterlo per riaprire una nuova stagione di lotte.
Il conflitto è l’unico strumento che i lavoratori, in qualsiasi lavoro, hanno a disposizione, è l’unica strada percorribile per ottenere un salario adeguato, una qualità del lavoro rispettosa della persona e il rispetto dei diritti.
Vent’anni di concertazione hanno indebolito il sindacato, l’hanno “disarmato” e l’hanno isolato nella società. Così i lavoratori sono più deboli, oggi è più difficile scioperare e organizzare forme di lotta efficaci. Oggi dobbiamo difenderci. Dobbiamo difendere il salario, il posto di lavoro, dobbiamo difenderci da ritmi sempre più pesanti.
Un sindacato in difesa fatica a rinnovare i contratti di lavoro, non riesce ad aprire il conflitto per il salario minimo, ad ottenere la riduzione dell’’orario di lavoro, abolire il lavoro precario, fermare gli incidenti e la strage sui luoghi di lavoro.
E’ necessario un salto di qualità delle lotte, che devono passare attraverso l’iniziativa autonoma e unitaria di tutti i sindacati, confederali e di base, per ritrovare quella forza che serve ad aprire una nuova stagione di conflitti sociali che non può più farsi condizionare da compatibilità economiche e dalla logica della “governabilità”.
E’ il tempo della rivolta. La lotta di classe non si è mai esaurita e in questi ultimi decenni l’ha vinta il capitale, ora si deve invertire la tendenza.