Diciamo la verità… ci voleva l’intervento di Giuseppe Valditara, nella sua pochezza e volgarità, per riportare di nuovo il femminicidio dalla cronaca nera all’onore delle prime pagine dei giornali.
Ci voleva il suo non casuale incontro o scontro in una sala del parlamento con la cerimonia in cui si presentava la Fondazione Giulia Cecchettin, e quindi con il salto di consapevolezza che aveva fatto uscire la violenza contro le donne dal “privato” per diventare questione sociale e politica del massimo rilievo.
Ci voleva l’ignoranza o la dabbenaggine di un ministro della Pubblica Istruzione che riduce un fenomeno storico politico e culturale, come il sessismo o il dominio millenario di un sesso sull’altro, a un fatto giuridico, la modificazione del diritto di famiglia del 1975, per capire quanto sia ancora poco conosciuta nel nostro Paese la cultura femminista.
Ci voleva la falsa, maldestra, risibile attribuzione del femminicidio alla presenza di “migranti illegali”, per capire che a Valditara della educazione dei sentimenti, della problematica dei generi interessa che non entri nella scuola, e che la campagna su cui la destra può trovare consensi è la paura dello “straniero”, del “diverso”, il nuovo capro espiatorio.
Quale altra indecente trovata dei ministri del governo Meloni dobbiamo aspettare per non lasciar cadere nell’indifferenza complice dei politici, intellettuali, opinionisti di questo Paese, consapevolezze e cambiamenti che hanno ormai una storia alle spalle, una produzione di sapere e pratiche politiche indispensabili per affrontare la violenza che si dice a parole di voler “prevenire”?
ComuneInfo, 19 novembre