Seduta in quarta fila sotto un ampio, doppio tendone montato all’esterno dello stabilimento ex Gkn, Greta Thunberg ascolta con attenzione gli interventi nel corso dell’assemblea “di convergenza” che, retoricamente, si chiede: “Abbiamo bisogno degli stati generali della giustizia climatica e sociale?”. Grazie a un sistema di cuffie e alla traduzione simultanea di Daniela Chironi e Luca Conciamatti, si può intervenire sia in inglese, come fa un gruppo di attivisti climatici arrivati dalla Gran Bretagna, che in italiano. A moderare la discussione tre giovanissime attiviste dei Fridays for Future.
“Fino alla fine non sapevamo se Greta sarebbe davvero venuta qui – racconta Matteo Moretti, decano dei delegati sindacali ex Gkn – ha deciso di mettersi in viaggio con amiche e amici dei Fridays for Future di Milano solo dopo la manifestazione di ieri”. Per certo l’effetto Greta si fa sentire, viste le telecamere che affollano un piccolo spazio stampa dove Moretti e l’altro delegato Dario Salvetti danno conto di questa tre giorni, organizzata come discussione collettiva sulla reindustrializzazione dal basso, la giustizia climatica, e infine l’assemblea internazionale dell’azionariato popolare. Un azionariato che ha avuto un gran successo, visto che sono state prenotate azioni per un milione e 300mila euro da quasi 800 persone fisiche e circa 150 persone giuridiche fra associazioni, Case del popolo e Circoli Arci, sezioni dell’Anpi e altri ancora.
“Noi vogliamo reindustrializzare questa fabbrica anche per sottrarla a potenziali logiche speculative e di consumo del suolo – spiega Salvetti – e oggi non vediamo come si possa fare se non attraverso produzioni ecologicamente avanzate, come quelle che abbiamo nel nostro piano industriale. Questa è anche l’idea, evidentemente, di un vasto movimento climatico internazionale che, con la presenza simbolica anche di Greta, dimostra che la contrapposizione fra lavoro e ambiente non soltanto non è mai esistita per quanto ci riguarda, ma esiste sempre meno. In una situazione di crisi di interi comparti industriali come quello dell’automotive e anche della moda, crediamo che i climate jobs, i lavori creati dalla transizione climatica, siano l’unica soluzione”.
“Oggi utilizziamo la democrazia diretta come forma e strumento per riappropriarci della possibilità di reindustrializzare – prosegue Salvetti – perché qui c’è una fabbrica senza piano industriale e, paradossalmente, un nostro piano industriale che è senza fabbrica. Una situazione spiegabile solo con logiche speculative immobiliari”. E la politica ? “La politica si divide in tre. Ci sono quelli che avversano apertamente l’idea di una reindustrializzazione dal basso della ex Gkn. Poi quelli che ci appoggiano ma con tempistiche che sono inadeguate. E’ come quando si dice che l’operazione è riuscita ma il paziente è morto, vorrei ricordare che siamo da 10 mesi senza stipendio. Infine una piccola parte che ci appoggia, e che in questi anni ha contribuito a dar vita ad una comunità solidale che ha portato a risultati come l’azionariato popolare”.
Nel mentre in assemblea interviene un anziano attivista piemontese che racconta come, nel novarese, decine e decine di capannoni industriali oggi abbandonati abbiano ferito un territorio fertile, e preso il posto delle risaie e di altre colture che connotavano il territorio. “Mi impegno con dei comitati locali che cercano di evitare ulteriori devastazioni – conclude – perché la terra va ascoltata sempre, mentre se ne parla solo quando c’è la siccità o ci sono le inondazioni”.
Si alternano delegati sindacali inglesi che parlano della lotta degli operai ex Gkn come di “un raggio di speranza”; Eliana di Mondeggi Bene Comune, riuscita esperienza di occupazione di terreni agricoli dismessi e tornati a nuova vita, che spiega come le loro coltivazioni basate sull’agro-ecologia rappresentino una possibile soluzione in un settore che fa ampio uso di fonti fossili e di acqua, e che più risente dei cambiamenti climatici, Non mancano gli attivisti di Ultima Generazione, con Tommaso che ringrazia gli operai per quello che stanno facendo: “Abbiamo deciso che questo futuro ci appartiene – conclude – e lo vogliamo pensare insieme”. Quasi tutti gli interventi si sono chiusi con il grido “Free Palestine”. Alla fine Greta scatta una foto ricordo con gli operai e una delle loro produzioni, un prototipo di cargo-bike per il trasporto di merci nei centri storici.
E domani (domenica, ndr), dopo l’assemblea sull’azionariato popolare, appuntamento a Seano nel pratese, alla manifestazione antimafia (ore 17.30) indetta dai Sudd Cobas dopo l’ennesima aggressione con spranghe di ferro a un picchetto di operai pakistani sfruttati nei pronto-moda cinesi.