Indifferenza e complicità nella guerra in Sudan …di Alex Zanotelli

È da anni che continuo a martellare sull’indifferenza dei media italiani ed europei sulla drammatica situazione in Africa. Sono profondamente indignato dalla totale indifferenza dell’opinione pubblica italiana ed europea per le spaventose guerre che dilaniano il continente africano, soprattutto l’orribile guerra in Sudan, nella Repubblica democratica del Congo. Senza dimenticare tutti gli altri conflitti in atto oggi in Africa: Centrafrica, Sahara occidentale, Sud Sudan, Stati del Sahel per la Jihad islamica, Libia, Eritrea, Etiopia, Somalia, Mozambico. Mi meraviglia molto il silenzio del governo italiano sulle sue ex- colonie: Libia, Etiopia, Eritrea e Somalia, diventate da anni orribili teatri di guerra. Il governo Meloni ha lanciato il “Piano Mattei” per l’Africa, dimenticandosi che il suo primo dovere è quello delle “riparazioni” verso queste sue ex-colonie per i massacri compiuti in quei paesi del regime fascista. A quando almeno una domanda di perdono per i crimini commessi? E il “Piano Mattei” non dovrebbe essere rivolto soprattutto a loro?

Ma voglio soffermarmi sulla guerra più orribile oggi in atto in Africa, quella in Sudan: guerra civile fra il suo presidente Abdel-Fatah Al Burhan che comanda l’esercito sudanese (FAS) e il generale Hamdan Dagalo , noto come Hemeti ,che comanda le Rapid Support Forces (Rsf). Una guerra orrenda che da un anno sta mettendo a ferro e fuoco tutto il paese, causando già 150mila morti e oltre 10 milioni di rifugiati, di cui 2 milioni sfollati interni e 8 milioni di rifugiati in Egitto, Libia, Sud Sudan, Ciad e Repubblica centrafricana.

Ma è soprattutto la regione del Darfur ad essere teatro di massacri contro le popolazioni non-arabe dei Fur, Zagawa, Massalit. Queste stesse popolazioni avevano già subito un’altra pulizia etnica negli anni 2000 per mano dei Janjaweed, un gruppo armato che è poi confluito nelle Rapid Support Forces di Hemeti, già accusate dalla Corte penale internazionale per crimini di guerra. Ora le truppe di Hemeti hanno circondato la città di El- Fasher, capitale del Darfur, dove si sono rifugiati almeno 600mila sfollati. La situazione in Darfur si sta aggravando di giorno in giorno come nel resto del paese. Secondo l’Onu, cinque milioni di persone soffrono la fame acuta e 25 milioni hanno difficoltà ad aver accesso al cibo. Sempre secondo l’Onu, questa potrebbe diventare «la più grande carestia del mondo». Si prospettano milioni di morti per fame e malattia. Falliti tutti gli sforzi impiegati per far cessare il conflitto come i tentativi di pace tra i due contendenti, più volte messi in atto dall’IGAD (Blocco di Stati dell’Africa Orientale).

E questo perché sia Hemeti come Burhan sono appoggiati a livello internazionale da molte nazioni perché ambiscono alle ricchezze del Sudan, oro, petrolio, cereali…Gli Emirati arabi sostengono Hemeti (uno degli uomini più ricchi del paese per il traffico d’oro) con l’invio, secondo l’Onu, di droni modificati per sganciare bombe termobariche. Mentre Iran, Turchia, Egitto e Qatar sostengono i governativi di Burhan. Ma non possiamo dimenticare che anche l’Italia è coinvolta direttamente in questo conflitto. Secondo Africa Express del giornalista M. Alberizzi, il 12 gennaio 2022 c’è stato un vertice tra Hemeti e una delegazione ad altissimo livello (Dipartimento Informazione per la sicurezza del Consiglio), guidata dal generale Caravelli (Aise) per addestrare i guerriglieri janjaweed per “bloccare i migranti”. E sempre nel 2022, agli inizi d’agosto una decina di militari italiani è giunta a Karthoum a bordo di un aereo privato sempre per addestrare i janjaweed. Senza dimenticare che il governo italiano il 3 agosto del 2016 aveva firmato con il governo del Sudan il Memorandum di Khartoum per bloccare i migranti versando tanti soldi.

Quand’è che i media italiani ed europei focalizzeranno la propria attenzione su questa guerra spaventosa pagata da milioni di innocenti? Dobbiamo chiedere l’invio di una forza indipendente ed imparziale e l’embargo totale delle armi al Sudan. Dobbiamo muoverci in tutta fretta per evitare un’altra catastrofe.

il manifesto, 11 settembre 2024

1 commento

  1. Ma una domanda, qui si parla del Sudan, quante persone sanno per lo meno dove è geograficamente collocato in Africa?
    Penso che i media non ne parlano perché semplicemente a Noi, classe media occidentale, della fame e delle disgrazie che che patisce chi abita in Sudan semplicemente non interessa Nulla.
    A chi si rivolegerebbero i media? All’operaio o all’impiegato tornati a casa da lavoro il cui unico pensiero è quello che lo stipendio non gli basta per fare la vita che vorrebbero? Che sono gli stessi che fumano la sigaretta per strada e poi se non hanno a distanza di 1 metro un cestino buttano il filtro per terra, se non sono nel loro giardino, tanto non è casa loro e quindi che importa se si sporca? E sono sempre gli stessi che sanno benissimo che fumare fa male, lo sappiamo, ce lo dicono tutti i giorni, poi gli viene il tumore e subito a reclamare il diritto alla sanità gratuita, perché poverini non riuscivano a perdere il vizio.
    Che sono sempre gli stessi che guardando il telegiornale serale, o almeno la minoranza che ancora si informa per cercare di capire in che mondo vive invece di spendere il proprio tempo a guardare video su instagram e Facebook di inluencer che parlano del nulla, e ascoltando le notizie e guardando le immagini della morte e della distruzione Palestinese continuano a mangiare la loro pasta o la loro cotoletta e aggiungono anche il sale perché gli sembra un po’ insipida.
    Poi vanno nel divano guardano due video stupidi su instagram e vanno a dormire ed il giorno dopo si ricomincia.
    Questi siamo Noi, siamo Noi. Guardiamoci intorno.
    I media ed i poteri forti hanno capito che nel profondo essenzialmente siamo stupidi, egoisti, disonesti e ci mostrano quello che siamo in grado di recepire.
    Non è colpa dei media, è colpa Nostra, è colpa anche mia, di un normalissimo meccanico di macchinari tessili.

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