#180benecomune :: 10 parole per 1 campagna

La campagna 180bene comune si vuole rivolgere alla gente, ambisce a coinvolgere in un ampio dibattito il paese, perché la salute mentale ha un posto centrale nel campo della salute generale. Non c’è salute senza salute mentale. E quanto accaduto dopo il covid sta a dimostrarcelo… La rivoluzione basagliana è stata possibile anche grazie a tutto quello che si muoveva e maturava tutt’intorno, alla forte partecipazione di ampie fette della popolazione alla vita pubblica del paese. Che è fondamento della democrazia. Qui una provvisoria ipotesi di confronto

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1. bene comune
Sono comuni tutti quei beni che contribuiscono a realizzare il benessere individuale e collettivo, passando anche per l’esercizio dei diritti fondamentali della persona. La 180, con i suoi principi che mettono al centro l’individuo e la sua dignità, riconoscendo diritto di cittadinanza; vi rientra a pieno titolo.

2. disegni di legge
Due disegni di legge come un manifesto ispirano questa campagna. 17 articoli che non modificano in nessun modo la legge 180 ma contribuiscono a indicare possibilità concrete per nuove politiche, nuove organizzazioni dei servizi e a rendere godibili i servizi affermati. (qui la sintesi del disegno di legge)

3. la cura
Le persone che vivono l’esperienza del disturbo mentale e i loro familiari pretendono la cura e finalmente la guarigione. Le conoscenze e le pratiche nate con la restituzione dei diritti hanno reso concrete queste possibilità. Che la parola guarigione esiste vorremmo non ci fossero più dubbi.

4. le parole
Le parole che sono nate dalle pratiche quotidiane di attraversamento delle istituzioni totali sono oggi quanto mai necessarie per riconoscere le pratiche totalizzanti e la negazione della presenza preziosa dell’altro: la vicinanza, l’ascolto, la singolarità, la storia, i bisogni.

5. la resistenza
II patrimonio di esperienze individuali e collettive, di pratiche e di politiche, deve costituire un argine di contenimento allo svuotamento delle politiche di welfare, all’abbandono dei più fragili, al ricorso a nuove istituzionalizzazioni e discriminazioni. Per promuovere interventi sulle diseguaglianze, sulla povertà educativa, sull’emarginazione.

6. le risorse
Il patrimonio di esperienze, di conoscenze e di buone pratiche va preservato e trasmesso alle nuove generazioni. La dimensione etica, la risorsa più importante, va ulteriormente sviluppata. Le cure devono essere orientate al “no restraint”, al rispetto dei diritti e oltre ai trattamenti farmacologici e psicologici devono affrontare nella banale quotidianità i determinanti sociali della salute, sostenere le famiglie, accrescere il capitale individuale e creare un capitale sociale.

7. l’altro
Non possiamo perdere il senso del cambiamento. E’ accaduto qualcosa di profondo e impensabile. E’ cambiato radicalmente il nostro modo di vedere e incontrare l’altro, la nostra capacità di essere con l’altro. La chiusura di ospedali psichiatrici civili e giudiziari e la creazione di un sistema di salute mentale di comunità è il risultato di un grande movimento collettivo del nostro paese.

8. inclusione
La chiusura dei manicomi e la restituzione dei diritti di cittadinanza ha contaminato e attraversato tutte le aree confinanti: l’inclusione scolastica. l’abbandono degli ospedali psichiatrici giudiziari, dei brefotrofi, degli istituti. Modalità nuove e diverse di affrontare la disabilità. Centottanta: uno sguardo differente, nuove culture, diritti costituzionali, centralità della persona.

9. operatori
Gli operatori della salute mentale, tutti, hanno scoperto la possibilità del rapporto con l’altro, Nel fuoco dei cambiamenti sono diventati soggetti così come gli internati che si andavano liberando e in seguito le persone che scoprivano la possibilità di rimontare. Molti operatori hanno sentito di appartenere al processo rivoluzionario che li vedeva protagonisti. La sordità del mondo accademico ha ostacolato i processi di crescita degli operatori. La formazione non ha saputo tener conto della dimensione storica che cominciava timidamente ad attraversare il campo, della singolare e unica presenza dell’altro. Non ha saputo insegnare criticamente l’uso della diagnosi.

10. la rete
Forse la rete, pensare in rete, riconoscersi gli uni con gli altri, è il bene prezioso che abbiamo sperimentato con la 180. Lo sviluppo dell’extra clinico ha costruito immagini differenti e sempre nuove possibilità di cura e di inclusione. Cooperative sociali, percorsi di formazione, associazioni sportive e culturali, non potevano che nascere dalle crepe che si producevano nelle mura messe
alla prova dagli internati, ora soggetti, cittadini, persone che, come un fiume in piena, hanno rivendicato visibilità, ascolto e la loro più certa presenza nel contratto sociale.

Forum Salute Mentale
www.forumsalutementale.it

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