Coordinamento antifascista :: partecipazione e politica

Davvero vogliamo compilare gli elenchi dei fascisti nelle istituzioni o nella vita pubblica? davvero ci interessa chiedere a chi sta, a vario titolo, nelle istituzioni una dichiarazione di antifascismo? non ci basta riconoscere gli avversari da ciò che dicono e dalle scelte che compiono? la schiera dei nemici non è forse molto, molto più vasta? (sarebbe più giusto chiamarli avversari, ma lo scempio che stanno compiendo nel mondo è tale che non riusciamo più ad essere politicamente corretti).

E’ fascista chi il fascista fa… e noi siamo antifascisti!

Oggi ci dovrebbe preoccupare la forma autoritaria che ha assunto ovunque la democrazia. Questa è appannaggio di qualsiasi coalizione di governo, di ogni colore politico. Una democrazia autoritaria utile alla dittatura dei mercati, che utilizza gli Stati e le Nazioni come strumenti di regolazione della produzione e dei flussi delle merci e della finanza.

Certo, ci sono gli eccessi insopportabili del fascismo (con la f minuscola perché non stiamo parlando del ventennio) dei governi di destra, ma questi si combattono con la disobbedienza civile, le lotte, lo scontro diffuso sul territorio, nei luoghi di lavoro, nelle scuole.
D’altronde l’opposizione sociale, quella che sfugge al confronto istituzionale, è da tempo repressa con violenza dalle Forze dell’Ordine e duramente perseguita (o perseguitata) dalla Magistratura, questo accade in Italia e in tutti i paesi d’Europa. Trattamento che spetta, in modo più feroce e sistematico, a tutti gli “irregolari” che siano migranti o carcerati!

Il Fascismo (con l’F maiuscola, quello del ventennio) non tornerà più, perché al Capitale non serve.

I mercati creano meccanismi di soggezione assai più forti, che spingono al consumo di beni e oggetti che diventano identitari e assumono una forte valenza simbolica e ideologica.
I mercati determinano forme di potere che producono soggettività flessibili e precarie, estranee al principio di realtà, mosse dalla sola pulsione al piacere immediato. In questo modo il capitalismo riduce gli individui a soggetti senza desiderio, frammentati e modellati sulla base delle esigenze del capitale.
Dentro l’ideologia del consumo ogni soggettività, individuale o sociale, è frammentata e separata, lontana dalla consapevolezza storica. Il soddisfacimento individuale immediato diventa l’orizzonte dell’esistenza di ciascuno e predispone all’asservimento volontario ai sistemi di dominio: una “dittatura” che gode del consenso passivo e inconsapevole delle masse: una democrazia autoritaria.

Molto più utile è una democrazia autoritaria che garantisca il suffragio universale, in presenza di un numero sempre più ridotto di elettori; regolata da istituzioni autoreferenziali che ricorrono alla spettacolarizzazione della politica come strumento permanente di propaganda.
Sono utili i governi che garantiscono la stabilità grazie a leggi maggioritarie e rafforzando gli esecutivi; che utilizzano forme di controllo diffuso della cittadinanza e repressioni mirate. Mentre le politiche economiche strutturali, di medio e lungo periodo, sono suggerite e controllate da poteri sovranazionali: dalle multinazionali, dal Fondo Monetario Internazionale, dalla Banca Mondiale, ecc.

Sono le democrazie autoritarie che garantiscono, dentro il capitalismo globalizzato, la spesa in armamenti sempre più alta e la diffusione delle guerre in ogni angolo della terra; la sistematica rapina di materie prime in Africa e l’uso di manodopera a basso costo in Asia; che favoriscono la scomparsa di popolazioni autoctone e del loro ambiente in sud America; che costruiscono muri alle frontiere, deportazioni e campi di concentramento per i migranti; che praticano la tortura nelle carceri e varano leggi speciali per gli oppositori che sfuggono al confronto istituzionale; che stabilizzano forme precarie di lavoro e di vita. Sono le democrazie autoritarie che garantiscono le disuguaglianze sociali!

Non ci può essere antifascismo senza la lotta contro il capitalismo, non c’è antifascismo senza lotta di classe, nelle sue diverse forme, non c’è antifascismo senza lotta alla democrazia autoritaria!

Mentre partiti e coalizioni in Italia si agitano in vista delle elezioni europee e amministrative le agitazioni sociali da giorni hanno altre prospettive.
Le Università sono assediate e/o occupate dagli studenti che chiedono che si interrompano gli accordi culturali e tecnologici con Israele, accusato di genocidio per la sanguinosa vendetta scaricata sulla popolazione di Gaza in Palestina. Così vogliono far sentire la loro voce nelle scelte strategiche delle Università, per garantire che la ricerca serva la pace, contro l’utilizzo dei saperi per costruire tecnologie che contribuiscano alla guerra.
Intorno al progetto di reindustrializzazione della ex Gkn chiesta dal Collettivo di fabbrica e dalla Rsu si è raccolto da molti mesi un movimento vivacissimo e variegato che nell’ultima iniziativa, sabato 18 maggio, ha coinvolto 10.000 persone.
Lo stesso giorno una gran folla (oltre 10.000 persone) ha manifestato a Villa San Giovanni per denunciare le bugie e l’inattendibilità delle chiacchiere di Salvini intorno al ponte sullo Stretto. Per denunciare lo scempio che porterebbe sul territorio, il danno ambientale e la pericolosità di una simile infrastruttura.

No Tav, No Ponte, No Triv, No Grandi navi, No Diga, ecc., questi sono i movimenti, come lo straordinario movimento delle donne che sta scardinando dalle fondamenta le certezze tossiche della società patriarcale: questa è la società che partecipa. Quella che occupa gli spazi abbandonati per dare loro una nuova funzione pubblica, quella che soccorre gli ultimi e costruisce reti solidali. Sono i movimenti rappresentativi di una moltitudine attiva sul territorio italiano, così come altri sono presenti in tutti i paesi d’Europa.
Nella società prendono forma tante piccole comunità resistenti che denunciano abusi e disastri, e propongono una diversa gestione del territorio e delle risorse, e già sostituiscono le Istituzioni, inadempienti e autoritarie, nelle loro funzioni.

Dobbiamo al più presto superare le commemorazioni, le “giornate di/del/della…”, le chiacchiere intorno a busti, lapidi e i nostalgici del Fascismo, per agire l’antifascismo.
Dobbiamo ricercare il confronto conflittuale con le Istituzioni per andare oltre, per ricercare un’autonomia politica antiautoritaria, che possa mettere le basi per una democrazia partecipata, diversa da quella rappresentativa, oggi in crisi e in piena svolta autoritaria. Dobbiamo “sovvertire lo stato di cose presenti”: disertare le Patria armata e identitaria; unificare le lotte sul territorio; aprire vertenze nei luoghi di lavoro per la sicurezza, il salario e la riduzione d’orario; fare controinformazione e controcultura; dare spazio e sostenere le rivolte ambientaliste; costruire e diffondere comunità resistenti.

Lasciamo ad altri le competizioni elettorali per la governabilità delle macerie!

Biella, giugno 2024

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *