Domande sull’assassino …di Rosangela Pesenti

Ogni tre giorni un uomo porta a compimento la costruzione della sua identità come assassino. Per quanto tempo si è preparato emotivamente alla ferocia? Come ha scelto l’arma, il momento, l’agguato? Con chi ha parlato delle motivazioni? Chi è stato accanto a lui, casualmente o quotidianamente, sentendo la sua cupa rabbia, ascoltando le ragioni come se fossero ragionevoli?

Ogni tre giorni un uomo uccide una donna per motivi futili. Un tempo i motivi futili erano considerati attenuanti o addirittura legittimi, importanti, giusti. L’esercizio di una qualsiasi libertà da parte di una donna un tempo era motivo di riprovazione o addirittura reato. La legge è cambiata, la mentalità è arretrata. La mentalità degli uomini è recalcitrante rispetto alla legge, continua a considerare le donne come oggetti di proprietà, esattamente come agli albori della legge.

Ogni tre giorni un uomo porta a compimento il progetto che lo rende un assassino. In quale faglia oscura della normalità costruisce il suo progetto fino ad agirlo? In quale tessuto benevolo di complicità costruisce la sua legittimazione?

Non c’è molto da sapere della vittima, ogni storia è diversa e ha tratti comuni, sempre gli stessi. Dobbiamo cominciare a illuminare il normale percorso degli assassini. Chi frequentava? Dove mangiava, faceva la spesa, lavorava? Con chi andava al bar? Con chi parlava di calcio, di donne, della sua ex? Aveva fratelli e sorelle? Cognati, amici, genitori, zie, zii? Dove andava la sera? E la domenica?

Non è un momento, non è follia. È il percorso che cresce un assassino, passo dopo passo. E l’assassino non vive solo ad ogni passo.

Comune, 2 novembre 2025

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