“Una sana disobbedienza”
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lunedì 27 ottobre sera assemblea cittadina
al Teatro Puccini a Firenze, h 20.30
Se volete, denunciateci tutti, perché il nostro è un atto collettivo
E non vi permettiamo di sviare dalla domanda: quando riapre la fabbrica?
1. Sabato 10.000 persone sono scese in piazza per fare una domanda semplice: quando riapre la ex Gkn? E’ la dodicesima manifestazione in 4 anni. Non è un traguardo, un gioco, o un record. E’ la dimostrazione dell’esistenza di un muro di gomma che impedisce ogni ripartenza. Che le istituzioni provino a mascherarlo autodichiarandosi lente, impotenti, prigioniere di complicazioni tecniche, è qualcosa a cui nessuno più crede. Diciamo di più: questa professione di immobilismo cozza con l’iperattivismo che invece caratterizza la fase elettorale.
2. Nessun alibi è più accettabile. Rimane il forte e legittimo sospetto che si ci sia del dolo: la ex Gkn un esempio potenzialmente contagioso, di dignità sociale, mutualismo e riconversione ecologica che dà fastidio. A tanti, per ragioni diverse, ma in fondo uguali: conservare l’esistente, andare verso la catastrofe, prolungare la disperazione sociale. Su cui poi si continuerà a costruire autoritarismo, rassegnazione, riarmo, genocidio, guerra o viceversa promesse di un cambiamento lontano che non arriva mai. Gkn è il qui e ora. E’ appunto il futuro che irrompe.
3. Ogni ritardo o rinvio significa condannare la lotta alla morte per dissolvenza. Da un anno diciamo che ogni singolo giorno di ritardo fa morire il piano di reindustrializzazione dal basso. I giorni sono diventati mesi e anni. Tanto che non sappiamo come e cosa sarà possibile salvare del piano. Immaginatevi in questo contesto aver scoperto che un consorzio pubblico creato ad agosto – con mesi di ritardo – è inoperativo con un espediente tecnico per altri 5 mesi.
4. Da oltre un anno e mezzo, ripetiamo: “o festa o rabbia”. Rabbia di fronte al gioco del logoramento: lasciati senza stipendio per mesi, sotto licenziamento per anni, oggi disoccupati da sette mesi. La festa non è arrivata. La rabbia sì.
5. E abbiamo fatto quello che facciamo da 4 anni: mettere a disposizione i nostri corpi nella lotta. Altro non possediamo. Mettiamo a disposizione i nostri corpi in presidio permanente da 1564 giorni: mattina, pomeriggio, notte. Nonostante l’abbiate invisibilizzato, il presidio permanente è la forma più incredibile e radicale di lotta che va avanti dal 9 luglio 2021, pioggia, sole, vento, natale, pasqua.. Abbiamo messo a disposizione i nostri corpi quando abbiamo occupato il consiglio comunale, la torre di San Niccolò, la Regione Toscana, piazza Indipendenza, quando abbiamo organizzato i festival, le assemblee e quando abbiamo fatto lo sciopero della fame per 13 giorni. E abbiamo disobbedito: alla delocalizzazione, alla fine, ai licenziamenti, alla miseria, alla rassegnazione.
6. Lo abbiamo continuato a fare sabato, collettivamente, quando abbiamo raggiunto la hall dell’aeroporto. La celere ha deciso questa volta di schierarsi e di manganellare. I nostri corpi sono rimasti lì: mani alzate, volti scoperti, nessuna protezione, niente di niente. Non abbiamo altro da dichiarare che non sia già stato detto lì. Nessun untore, nessun eversivo, nessuna trama occulta, nessuna immagine da scrutare. Tutto alla luce del sole, mettendoci corpi, teste, faccia. Come nella storia è successo, come succede e succederà quando l’ingiustizia è insopportabile. E 1560 giorni di prese in giro, lo sono.
7. Si potrebbe poi divagare sul fatto che entrare in una hall di un aeroporto sia considerato più radicale che occupare un consiglio comunale. Dovrebbe essere il contrario. Ma evidentemente questo ci dice dove risiedono i centri nevralgici e i poteri reali di questa nostra economia della piana, fatta di inquinamento, ricatti sociali, delocalizzazioni, picchetti caricati e consumo del suolo. Ironia della storia: il presidente di Toscana Aeroporti che oggi minaccia denuncia è quel Marco Carrai, console onorario di Israele.
8. E ancora una volta provate a creare una divisione tra “lavoratori” e “il resto del corteo”. Se 150.000 persone scendono in piazza complessivamente in 4 anni, per 400 posti di lavoro nella piana fiorentina, non è perché questo sia il “loro” posto di lavoro. Lo fanno perché quella è la “loro” fabbrica e considerano la vicenda di quella fabbrica ormai il simbolo di una intera parabola dello sfruttamento del mondo del lavoro. Sabato eravamo ancora una volta in 10.000 a voler riaprire la ex Gkn. Si giustifichino gli assenti, non i presenti.
9. E il piano di reindustrializzazione? Che il consorzio faccia il suo corso e lo faccia rapidamente. Ma nuove road map, date, promesse, sono ormai prive di credibilità. La Flotilla ci ha insegnato che siamo forti quando mettiamo le nostre navi in mare. Faremo il disperato tentativo di rilanciare al massimo grado di autonomia il piano di reindustrializzazione: che ogni nuovo azionista popolare sia un dito nell’occhio all’immobilismo dei grandi finanziatori che si defilano, che ogni posto di lavoro creato sia un alibi tolto all’istituzione pubblica. Se l’intervento pubblico vuole arrivare, arrivi. E non basta più il compitino: quanti soldi e risorse ci mettete? Con quale proattività? Con quale idea di sviluppo?
10. Tutto e altro ancora discuteremo in assemblea lunedì 27 sera, h 20.30, Teatro Puccini, Firenze.
Più un atto sociale verrà trattato come un fatto di ordine pubblico, più questo atto diventerà sociale. Siamo noi alla ricerca di chi sono i colpevoli di quattro anni di stallo. E allora al teatro Puccini, a sconfiggere ogni narrazione tossica è invitata la Firenze radicale, sociale, progressista, in piedi, consapevole, organizzata, alle singole e i singoli, disoccupati, studenti, precari, lavoratrici o lavoratori. Quella Firenze che sa da che parte stare.
