Questo non è un piano di pace!

Apartheid, genocidio, disprezzo del Diritto internazionale, arroganza politica e culturale, questa è Israele. Ma questo è reso possibile dal sostegno delle democrazie occidentali, la complicità delle grandi potenze nazionale e dei paesi arabi produttori di petrolio che concorrono, dopo 500 anni dall’inizio del colonialismo, al dominio economico e militare del mondo.Il piano di Trump risponde pienamente a questa logica e ha trovato il consenso di buona parte della politica degli Stati nazionali

Per il Coordinamento antifascista biellese questo piano è inaccettabile. Perché non garantisce la popolazione di Gaza, non garantisce la fine del genocidio e pone le basi per il proseguimento della colonizzazione e dell’annessione della Palestina da parte dell’occupazione sionista.
Il piano prevede il totale smantellamento di ogni forma di resistenza palestinese e un ritiro solo graduale delle forze israeliane, solo quando si riterrà raggiunta la “stabilità”, una “stabilità” decisa quindi con i criteri dell’occupante. Come può questo piano assicurare che Israele non riprenderà il massacro una volta liberati gli ostaggi?
Inoltre il piano condiziona l’ingresso di aiuti umanitari al disarmo totale, privando di autodifesa il popolo palestinese, in totale continuità con l’utilizzo della fame come arma di guerra. Questo costituisce una palese violazione del diritto internazionale umanitario, è una mossa vile per piegare un popolo già stremato.
Il piano prevede di sottomettere Gaza ad un “governo di transizione” costituito da una commissione tecnica con una supervisione internazionale. Cioè, non riconosce al popolo palestinese il diritto di autodeterminarsi sul proprio territorio e ignora il diritto democratico di scegliere il proprio governo. Imporre una supervisione internazionale significa restringere ulteriormente i diritti del popolo che questo genocidio l’ha subito e promuovere invece i colpevoli al ruolo di governanti pacificatori. Infatti, il piano propone la gestione della sicurezza della striscia da parte di una “forza internazionale di stabilizzazione”, nel quadro della quale Egitto e Israele avrebbero il ruolo di addestrare le forze di polizia locali.
Come può portare “pace” un piano, che non riconosce le responsabilità del genocidio, il processo di colonizzazione e il regime di apartheid che Israele impone da quasi 80 anni al popolo palestinese?
Questo piano è contrario a ogni diritto umano, al diritto internazionale, ma soprattutto è, ancora una volta, un piano razzista e coloniale che svilisce il popolo palestinese, contro questo piano continueremo a mobilitarci. Non porterà “pace” e non ci faremo ingannare dall’uso di questa parola. La nostra lotta continuerà.

L’invasione di terra di Gaza City continua e le notizie che ci arrivano, poche visti i ripetuti blackout e i continui attacchi ai giornalisti, ci raccontano di decine di morti ogni giorno. La Flotilla viene fermata con un atto illegale di pirateria, con il plauso del nostro governo. Spetta a noi fare tutto ciò che è in nostro potere per fermare e isolare Israele

Sappiamo che non possiamo delegare nulla al governo Meloni e alle istituzioni europee, che sostengono economicamente, politicamente e militarmente il progetto coloniale di Israele. Il genocidio del popolo palestinese è reso possibile da un sistema economico e politico che lo sostiene, fatto di grandi aziende, anche a partecipazione pubblica, come Eni, Leonardo.
Se è proprio da qui, dai nostri territori, dalle imprese e dalle banche, che partono la guerra e il genocidio, è qui che possiamo e dobbiamo fermarlo. Insieme, bloccando tutto possiamo portare un danno concreto al sistema economico che sostiene Israele e inchiodare le istituzioni italiane ed europee alle loro responsabilità, pretendendo che interrompano ogni sostegno al regime israeliano.
L’abbiamo visto dopo le mobilitazioni e i blocchi del 22 settembre: il governo Meloni è stato costretto a inviare una fregata a protezione della Flotilla e dichiarare all’ONU che anche l’Italia avrebbe riconosciuto lo Stato di Palestina.
Sappiamo benissimo che sono mosse di facciata palesate dalle parole rabbiose della Meloni e dei suoi ministri, dai comportamenti ipocriti dei governi europei, ma ci confermano che possiamo avere la forza di smuovere l’inettitudine e la complicità della politica. E lo sciopero e le manifestazioni di ieri sono una dimostrazione di forza buona.

Si è messa in moto una forza inaspettata, politicamente autonoma, fatta di popolo, comunità politiche diverse che scelgono forme diverse di lotta che rispettiamo tutte interamente. Dobbiamo continuare così, con la forza di chi crede nella giustizia contro la sopraffazione.
“Blocchiamo tutto”..
Palestina libera!

Coordinamento Biella Antifascista, 3 ottobre 2025

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