Una buona definizione del potere politico è quella che lo caratterizza come l’arte di mettere gli uomini in rapporti falsi. Questo e non altro fa innanzitutto il potere, per poterli poi governare come vuole. Una volta che si sono lasciati introdurre in rapporti obliqui in cui non possono riconoscersi, gli uomini sono infatti manipolabili e orientabili a proprio piacimento. Se essi credono così facilmente nelle menzogne che vengono loro proposte, è perché false sono innanzitutto le relazioni in cui, senza che se ne accorgano, si trovano già sempre.
La prima mossa di una strategia politica degna di questo nome è pertanto la ricerca di un via d’uscita dai rapporti falsi in cui il potere ha posto gli uomini per poterli governare. Ma proprio questo non è facile, perché un rapporto falso è precisamente quello dal quale non si vede una via d’uscita.
Qualcosa come una via d’uscita diventa possibile solo se comprendiamo che il rapporto falso è la forma stessa del potere, che trovarsi in un rapporto falso significa essere in una relazione di potere. Che falso, cioè, il rapporto è non perché mentiamo, ma perché manca la coscienza del suo carattere essenzialmente politico. Che le relazioni in apparenza intime e private o quelle tecnicamente o socialmente determinate siano in verità già sempre politiche, che in esse ci troviamo, cioè, fin dall’inizio in un rapporto falso, questa consapevolezza è la sola via per cambiare alla radice il nostro modo di viverle.
Pubblicato su Quodlibet e il Comune, 1 settembre 2025