Fermare gli allevamenti intensivi di pesci

Mentre stiamo portando avanti la nostra campagna contro gli allevamenti intensivi di pesci, il Ministro dell’Agricoltura Lollobrigida vuole destinare 21 milioni di euro agli allevamenti ittici, definendoli addirittura “sostenibili”.  È inaccettabile!

Gli allevamenti intensivi di pesce.   Migliaia di animali rinchiusi in gabbie sommerse, ammassati senza spazio, privati della libertà, esposti a stress continuo, malattie, parassiti.
È un inferno sottomarino. Invisibile, ma devastante. E mentre i pesci soffrono, il mare si avvelena. Queste fabbriche galleggianti riversano ogni giorno in acqua deiezioni, mangimi, antibiotici e pesticidi.
Il risultato? Fondali impoveriti e privi di ossigeno Ecosistemi distrutti Biodiversità compromessa Malattie diffuse Pesci trattati con antibiotici che potrebbero arrivare nei nostri piatti È questo il mare che vogliamo? È questo il cibo che vogliamo mangiare?   Greenpeace ha deciso di denunciare questa pratica inquinante, ingiusta, falsamente sostenibile!

– Denunciare pubblicamente gli impatti di questi impianti;
– Condurre inchieste indipendenti e ottenere prove concrete;
– Fare pressione sul Governo italiano e sulle istituzioni europee;
– Difendere la biodiversità marina e i diritti delle comunità costiere

Perché lo facciamo? Perché questo sistema non è una soluzione sostenibile, come vorrebbero farci credere. 
Anzi: è una delle tante espressioni di un modello economico distruttivo, che consuma più di quanto la natura possa offrire.
Per “produrre” pesce da allevamento si pescano e macinano tonnellate di pesci selvatici, togliendoli agli ecosistemi e a chi ne dipende per vivere. In più, il Ministro dell’Agricoltura Lollobrigida vuole destinare 21 milioni di euro agli allevamenti ittici, definendoli addirittura “sostenibili”.  È inaccettabile!   È un paradosso crudele e miope. E va fermato.

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