Mentre a Los Angeles e in altri 2.000 centri in 50 stati le proteste No Kings coinvolgono milioni di cittadini e cittadine statunitensi e la repressione si abbatte con inaudita violenza su di loro, fino al punto di considerare legale l’atto di travolgerli-le con la propria auto nel caso di tentativi di accerchiamento, vale la pena soffermarsi sui caratteri delle dimostrazioni che da mesi attraversano gli Stati Uniti per coglierne continuità e mutamenti.
Le proteste sono state monitorate con precisione dal Crowd Counting Consortium (CCC), un progetto congiunto della Harvard Kennedy School e dell’Università del Connecticut che raccoglie i dati tratti dai media tradizionali e dai social media relativi alle azioni di protesta collettive negli Stati Uniti: marce, scioperi, manifestazioni, rivolte. Nato nel 2017 per iniziativa di Jeremy Pressman e di Erica Chenoweth – esperta dei movimenti di resistenza civile nonviolentai – con lo scopo di registrare il numero delle partecipanti alla Women’s March di Washington (e alle Sister Marches di tutto il mondo) nel gennaio di quell’anno, il progetto si è esteso a tutte le forme di protesta. I dati raccolti – disponibili online e liberamente scaricabili – registrano il numero e la composizione dei-delle partecipanti, le motivazioni, la durata, le modalità delle proteste, la presenza e il comportamento della polizia. Essi rivelano che le proteste hanno avuto un carattere nonviolento e diffuso, hanno interessato tutti gli stati e si sono svolte tanto nelle grandi città che nei piccoli centri, inclusi quelli rurali. Esse sono state precedute dall’ottobre del 2023 alla primavera del 2024 dalle manifestazioni pro-Palestina. Secondo le rilevazioni del CCC, tra il 7 ottobre 2023 e il 7 giugno 2024 si sono svolte 12.400 azioni in sostegno alla Palestina che hanno coinvolto un milione e mezzo di persone; si è trattato della più vasta ondata di protesta negli Stati Uniti su un tema di carattere internazionale. Dalle richieste presentate da studenti e studentesse in aprile e maggio, quando furono circa 138 i campi istituiti negli spazi delle Università, è emerso che in alcuni casi la questione Israele-Palestina era intesa nel quadro più ampio del ruolo degli Stati Uniti nel militarismo globale. Alcuni caratteri di quelle azioni di protesta, la nonviolenza e la diffusione, si possono riconoscere anche nelle proteste anti-Trump in atto negli ultimi mesi contro la “militarizzazione della democrazia”.
Le pagine che seguono riportano in traduzione italiana la seconda parte di uno studio dei ricercatori del CCC – Erica Chenoweth, Jeremy Pressman, Soha Hammam e Christopher Wiley Shay – sulle proteste svoltesi da marzo a maggio 2025 e pubblicato il 12 giugno 2025 con il titolo: American Spring? How Nonviolent Protest in the US is Accelerating nel sito Waging Nonviolence. Sullo stesso sito a marzo era apparsa anche la prima parte dello studio, Resistance is Alive and Well in the United States (19 marzo 2025) e un lungo articolo di Rivera Sun, Resistance to Trump is Everywhere. Inside the First 50 Days of Mass Protest (13 marzo 2025). (Comune.it)