Come abbiamo sempre sostenuto, gli strumenti violenti delle Forze dell’Ordine hanno sempre funzionato. Eterodiretti dalle Prefetture, dalle Questure, dagli Enti Locali. Le diverse gentrificazioni non sarebbero state possibili senza l’intervento repressivo e violento dell Forse dell’Ordine. Poi ci sono progetti securitari da gantire e poteri da difendere, che trovano nelle polizie nazionali, carcerarie e locali, validi strumenti. In questo contesto esplode il caso genovese: una polizia locale di violenti truffaldini al servizio dei fascisti al governo della città. Una prima anlisi della questione la troviamo su il manifesto ad opera di Antonio Paolacci e Paola Ronco
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Genova torna agli orrori della cronaca (non è un refuso), a poche settimane di distanza dalle elezioni comunali che hanno visto la vittoria di Silvia Salis, e a un anno dall’arresto dell’ex presidente della Regione Toti. Il nuovo imbarazzante capitolo riguarda due filoni d’indagine intrecciati tra loro, che coinvolgono Antonino Sergio Gambino, ex assessore alla Sicurezza della giunta Bucci (Fratelli d’Italia), quindici agenti della Polizia Locale e il loro comandante Gianluca Giurato.
Tutto è cominciato quando due colleghe degli agenti inquisiti, lo scorso ottobre, si erano rivolte proprio all’assessore Gambino per denunciare l’esistenza di una chat interna chiamata “Quei bravi ragazzi”, dove pare che alcuni agenti ironizzassero su pestaggi, minacce e abusi, spesso ai danni di persone straniere. Così, per esempio, un giovane pusher, fermato e colpito a calci nei testicoli, sarebbe stato fotografato al pronto soccorso, l’immagine sarebbe poi stata condivisa in chat con molte faccine che ridono e il commento: «Questo si è rotto i coglioni».
Il comandante Giurato reagisce alla denuncia delle due agenti con un nulla di fatto e l’accusa di esagerare. Cosa che le spinge a rivolgersi direttamente alla Procura, che a questo punto scoperchia un vaso di Pandora.
Agli agenti è contestato un numero sconfortante di presunti reati da film dozzinale: oltre ai pestaggi, i quindici indagati avrebbero rubato denaro da un’abitazione sgomberata, requisito dosi di stupefacenti senza dichiararle, falsificato verbali e atti ufficiali – le lesioni al giovane pusher, per dire, sarebbero state spiegate come un incidente.
Non è finita qui, perché un secondo procedimento coinvolge lo stesso Gambino e il comandante Giurato. Il primo, lo stesso che negli anni passati è andato a commemorare con la fascia tricolore i caduti della repubblica di Salò, è indagato per presunti abusi, favori ad amici imprenditori e indebite rivelazioni di segreti d’ufficio. A lui la procura contesta, tra le altre cose, l’interferenza su appalti per la gestione dei minori non accompagnati, il tentativo di bloccare ispezioni in cantieri, e l’ottenimento di oltre 100mila euro in cambio di “accelerazioni” amministrative. A ciò si aggiunge che, con la complicità del comandante Giurato, Gambino avrebbe favorito la diffusione a ridosso del voto di un vecchio fascicolo penale riguardante un incidente stradale che coinvolgeva l’allora candidata e oggi sindaca Salis. La notizia – falsa nei dettagli essenziali – che venne pubblicata da La Verità proprio nei giorni decisivi della campagna elettorale, secondo la Procura, fu un’operazione di dossieraggio politico orchestrata per screditarla.
Queste le novità in sintesi. Sarà la magistratura ad accertare ogni accusa. Da parte nostra possiamo solo confermare che la polizia municipale in questi anni è stata via via militarizzata, seguendo la retorica della repressione, con vistosi pattuglioni armati nei vicoli e scene da film di Alberto Sordi contro venditori di ombrelli o mamme in bicicletta. A un certo punto, tre anni fa, è persino partito un colpo di pistola negli uffici di Palazzo Tursi: lo aveva esploso un agente della Polizia Locale per errore, mentre mostrava l’arma d’ordinanza a colleghi più giovani, finendo per bucare un muro. Nell’agosto del 2022, un altro agente della locale ha sparato in aria tre volte, in mezzo ai palazzi, per intimare lo stop a due minorenni disarmati che dopo aver tentato di rubare un motorino stavano scappando a piedi.
Agli aneddoti si sommano le molte critiche, espresse per esempio da Roberto Traverso del sindacato di polizia Siap, che da anni nota le criticità legate al mancato coordinamento istituzionale tra le forze dell’ordine e la polizia locale, o all’idea di sicurezza come muscolarità per prevenire e contrastare i reati in un contesto fragile come il centro storico.
Oggi, Gambino si è autosospeso dal partito, pur restando in consiglio comunale. E la nuova giunta, eletta al primo turno nonostante i dossieraggi, ha già annunciato un piano di riorganizzazione della Polizia Locale; l’obiettivo è quello di salvare la componente sana di questo corpo, che da queste inchieste sembrerebbe essere stato considerato da una parte della politica quasi come un esercito privato.
il manifesto, 19 giugno 2025