L’espressione Neet (Not in Education, Employment, or Training), è una superficiale lettura ideologica della realtà, facilmente smentira se cominciassimo col definire quali sono i lavori formali a cui avrebbe accesso una larga parte dei cosiddetti Neet – persone con storie di vita, attitudini, volontà e passioni molto diverse tra loro -, nel momento in cui decidessero di “alzarsi dal divano” (luogo comune offensivo). Le cose certe sono due e sarebbero sufficienti per cominciare a pensare diversamente. La prima: una quota difficilmente quantificabile di giovani, abbandonati gli studi, non si rivolge né alle forme più o meno tradizionali di occupazione per formare il reddito di cui ha bisogno, né alla formazione professionale per ottenere le informazioni che servono a quello scopo. La seconda: Neet non rappresenta un acronimo in cui i supposti appartenenti si riconoscono. Come in altri casi, vedi “clandestino”, è una qualità che viene loro attribuita da altri.
“Neet” a chi? …di Stefano Rota
