Sono in sciopero a oltranza da lunedì 14 aprile: 11 dipendenti diretti e 120 precari, di cui moltissimi stranieri, con contratti brevi e senza sicurezza. Hanno avuto il coraggio di dire basta
Quella alla Giuliani Arredamenti, azienda forlivese del mobile imbottito che produce pezzi di arredamento per la celebre Poltronesofà, sta diventando rapidamente la madre di tutte le vertenze. Perché qui, in una manciata di giorni, da lunedì 14 aprile, quando è partito, con sorprendente coraggio dei lavoratori sfruttati, uno sciopero a oltranza che è ancora in piedi, sta davvero succedendo di tutto.
Una vertenza simbolo per la battaglia referendaria. Qui ci sono tutte le storture del nostro mercato del lavoro e della nostra società. La vertenza, neanche a farlo apposta, è esplosa nel pieno della battaglia referendaria della Cgil. Qui i dipendenti diretti sono 11, quasi tutti amministrativi, mentre i precari sono 120. Quasi tutti sono stranieri e hanno contratti che in molti casi durano un mese o al massimo tre. Nonostante la produzione possa comportare dei rischi, i più elementari dispositivi di protezione individuale come guanti, occhiali e scarpe antinfortunistiche scarseggiano. E ancora: i servizi igienici di fatto non esistono. Il capannone è nuovo, ma il bagno consiste in una latrina di lamiera all’esterno dell’ambiente che, per contraddire le testimonianze di queste ore, l’azienda ha tentato di rimuovere in segreto, prontamente fermato dai lavoratori in presidio. E dopo un paio di giorni di protesta c’è stato persino il tentativo di introdurre altri lavoratori in fabbrica al posto di quelli che stanno scioperando.
I lavoratori non ce la fanno più e chiedono la stabilizzazione e il giusto contratto – quello dell’industria –. Altro che artigianato. Di artigianato, qui, a cominciare dalle dimensioni della produzione, non c’è traccia. Con buona pace del grande committente che tace e del suo celebre spot sui sedicenti “artigiani della qualità”. Così da lunedì qui fuori ai cancelli del capannone c’è il mondo. Tutte le sigle di categoria di Cgil, Cisl e Uil, Fillea e Nidil in prima linea, portano avanti la battaglia al fianco dei lavoratori, perché da qui, come dicono i dirigenti dell’organizzazione, può partire una lotta al cuore del sistema di questo settore in questo territorio.
“La Giuliani Arredamenti è un vero e proprio hub del sistema, per noi, dello sfruttamento del settore del mobile imbottito di Poltronesofà”, spiega Maria Giorgini, segretaria generale della Cgil Forlì Cesena: “Poltronesofà ha un indotto di circa 5 mila addetti con tante imprese terziste che applicano delle condizioni per noi inaccettabili. Condizioni, come abbiamo trovato qui a Giuliani Arredamenti, di dilagante precarietà, con contratto dell’artigianato applicato al posto di quello corretto, il contratto dell’industria, dove i dispositivi di protezione individuale vengono distribuiti solo ad alcuni, in base alla premialità, se fai straordinari o meno. Lo sciopero e la battaglia dei lavoratori con noi al fianco andrà avanti fin quando la situazione non verrà risolta”.
Francesca Re David, segretaria della Cgil nazionale, incontra i lavoratori in sciopero. Ai cancelli della fabbrica nella mattinata di sabato 18 aprile è arrivata anche Francesca Re David, segretaria confederale Cgil, per ribadire che quella della Giuliani Arredamenti “è una vertenza di carattere nazionale che in questi mesi di campagna referendaria è diventata anche un simbolo”. “Sono davvero poche le situazioni in cui lavoratori nella vostra condizione hanno il coraggio di protestare a oltranza”, ha detto ai lavoratori Francesca Re David. E ha aggiunto: “… Voi siete quelli che producono i divani più venduti in Italia sui cui si fanno milioni e milioni di euro di profitti, molti dei quali investiti in pubblicità. Poltronesofà fonda il suo impero sullo sfruttamento, devono saperlo tutti. Devono saperlo tutti come vengono fatti i loro divani, da chi, in quali condizioni”, e in questo passaggio scatta l’applauso dei lavoratori esasperati.
Adesso l’obiettivo principale è il riconoscimento dei lavoratori, l’assunzione a tempo indeterminato con il giusto contratto. Ma anche riuscire a scoperchiare un sistema che è quello di questo settore in questo territorio, che riguarda tutto quello che gira intorno a grandi aziende e che è organizzato in questo modo.
Sara Mazzola e Giorgio Sbordoni, Collettiva, 19 aprile 2025