Diffondiamo una notizia di ieri (Eleonora Martini, il manifesto) relativa al rastrellamento delle Forze dell’ordine contro le cosiddette “baby gang”. Intimidazioni e minacce, repressione e propaganda, questi gli strumenti di “sicurezza e ordine” dello Stato a guida postfascista. Questo non è un paese per i giovani!
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La notizia è fresca di agenzia e odora ancora di ufficio stampa del Viminale: con un mega blitz che ha impiegato «1000 poliziotti» in 45 province italiane sono stati «controllati circa 13.000 giovani, di cui 3000 minorenni, 2700 veicoli e 150 immobili, di cui 2 istituti scolastici e 23 strutture di accoglienza per minori stranieri non accompagnati, nonché diversi luoghi di aggregazione come piazze, giardini pubblici, aree limitrofe alle stazioni ferroviarie, centri commerciali, esercizi commerciali».
Sembra il lancio della quinta stagione della serie Mare fuori, presentata giusto ieri a Roma in una sede Rai. E invece, sebbene scenografica, è parte di una campagna ben più ambiziosa e martellante di questi tempi, condotta in nome del «contrasto alla criminalità giovanile» e, cominciata con il reato di Rave party, con l’obiettivo di giustificare la controriforma della giustizia minorile e lo smantellamento degli Ipm in gestazione a Palazzo Chigi.
Ebbene, il bilancio del mega blitz lanciato in nome dell’allarme «baby gang» è di soli 73 giovani (di cui 13 minorenni) «arrestati in flagranza o sottoposti a fermo per reati contro la persona (compreso il tentato omicidio), il patrimonio e in materia di stupefacenti». Altri 142 giovani (di cui 29 minori) «denunciati per ricettazione, possesso di armi e strumenti atti ad offendere, e detenzione di stupefacenti ai fini di spaccio». Varia refurtiva sequestrata tra cui 8 pistole, un fucile a canne mozze, 15 coltelli, una mazza di ferro, «1 rompi ghiaccio, 1 spray urticante, 2 kg di cocaina, 10 kg di cannabinoidi» e altre sostanze «idonee a produrre circa 350 dosi tra eroina, shaboo, ecstasy e anfetamine»; segnalati 600 profili social di hate speech (anche contro le forze dell’ordine), elevate 198 sanzioni amministrative soprattutto «per uso di stupefacenti e somministrazione di alcol a minori», e 90 multe stradali.
E pensare che il giorno prima, grazie ad una sola inchiesta sullo spaccio continuo all’interno del carcere Lorusso e Cutugno di Torino e sull’introduzione di telefonini in alcuni penitenziari, sono state indagate ben 116 persone. I particolari in questo caso non sono stati diffusi, però. Il film da proiettare è un altro, oggi.
Eleonora Martini, il manifesto, 27 febbraio 2025