Per la pace, ora!

La prepotente “azione diplomatica” trumpiana sta mostrando il disastro compiuto dall’Unione Europea, quando rinunciò a una possibile missione di mediazione e poi di interposizione, tra Russia e Ucraina e scelse, invece, di accodarsi agli Stati Uniti. L’arrogante attivismo di Trump mette a nudo l’inconsistenza politica dell’Europa.

Ammettere che questa guerra non può essere vinta da nessuno, né dall’Ucraina e i suoi alleati, né dalla Russia, come i pacifisti dicono da anni, è realtà, da qui si deve partire.

Ora che le diplomazie sono nel caos, può essere utile ragionare in propsettiva: il disarmo unilaterale e l’uscita conseguente dalla Nato possono essere le ipotesi ma si deve ragionare attorno a proposte concrete e operative come il rifiuto di aderire ad una “forza armata europea”. Qui, cinque possibili passi suggeriti dal Movimento Nonviolento necessari per prevenire un’ulteriore escalation e per costruire la pace:

  • creazione di una “linea di pace” sui confini tra Europa e Russia (Norvegia, Finlandia, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Bielorussia, Ucraina) con l’istituzione di una zona smilitarizzata, un corridoio (500 chilometri di larghezza) per tutto il confine (3000 chilometri di lunghezza). Questo lungo fronte di terra smilitarizzata, da una parte e dall’altra, non potrebbe essere attraversato da truppe militari della Russia o della Nato, o di altri eserciti europei: così si favorirebbe la distensione. La definizione e poi il controllo di questa zona russo/europea smilitarizzata (dal Mar Bianco al Mar Nero) prevede il negoziato e lo sviluppo di meccanismi di verifica efficaci; anziché concentrarsi sulla militarizzazione nazionale, ci si concentra su una zona di demilitarizzazione internazionale, pan europea, affidata a tutti i paesi coinvolti;
  • avviare immediatamente una “moratoria nucleare” che coinvolga i paesi detentori di armi nucleari presenti sul continente europeo (Francia, Regno Unito, Russia, e Stati Uniti con ordigni presenti anche in Germania, Italia, Belgio, Paesi Bassi): impegno al non utilizzo, e apertura di negoziati per l’adesione concordata e multilaterale al TPNW (Trattato per la messa al bando delle armi nucleari);
  • avviare un progetto esecutivo per la costituzione di un Corpo Civile di Pace Europeo, per la gestione non militare della crisi. Tra non fare nulla e mandare truppe armate, c’è lo spazio per fare subito qualcosa di utile, nell’ambito della politica di sicurezza per intervenire a livello civile nei conflitti prima che questi sfocino in guerra vera e propria, come avvenuto il 24 febbraio 2022. I Corpi di Pace vanno costituiti e finanziati come una brigata permanente dell’Unione Europea: la loro costituzione deve rientrare nelle competenze della Commissione Europea;
  • dare la parola ai movimenti civili e democratici che in Russia, Ucraina e Bielorussia si sono opposti da subito alla guerra e hanno avanzato proposte di pace, a partire dal sostegno agli obiettori di coscienza, disertori, renitenti alla leva delle parti in conflitto. Convocare con loro, veri portatori di interessi comuni, un “tavolo delle trattative” in zona neutrale e simbolica (Città del Vaticano);
  • convocare una Conferenza internazionale di pace (sotto egida ONU, con tutti gli attori internazionali coinvolti e disponibili) basata sul rispetto del Diritto internazionale vigente e sul concetto di sicurezza condivisa, che metta al sicuro la pace anche per il futuro.

Si tratta, in sostanza, di aprire una via alla costruzione di un accordo che fermi l’inutile carneficina. Si poteva fare prima, lo si faccia almeno ora.

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