Il numero degli uccisi …di Giorgio Agamben

Sempre di nuovo occorre meditare il passo dell’Apocalisse (6,9-11) in cui si legge: «E quando (l’agnello) aprì il quinto sigillo, vidi sotto l’altare le anime degli sgozzati a causa della parola di Dio e della testimonianza che avevano reso. E gridarono a gran voce dicendo: “fino a quando, o signore santo e verace, non compi il giudizio e non vendichi il nostro sangue su coloro che abitano sulla terra?” E fu data a ciascuno di loro una veste bianca e fu detto loro che avrebbero indugiato ancora per poco tempo, fino a che non fosse completato il numero dei loro conservi e fratelli, che debbono essere uccisi come loro».

La storia non finirà e il giudizio finale non sarà pronunciato finché non sarà completato il numero dei giusti uccisi. È forse questo che sta avvenendo intorno a noi? E quanto altri giusti dovranno essere uccisi, come ogni giorno li vediamo morire?

Certo la storia è storia di guerre, morti e uccisioni. Ma il senso dell’apertura del quinto sigillo non è che, nel tempo che stiamo vivendo, noi dobbiamo aspettare inerti che sia completato il numero degli uccisi. Anche se i giornali non fanno che contarli ogni giorno, noi ignoriamo quale sia questo numero, come ignoriamo quando avverrà il giudizio e se mai avverrà. Noi viviamo in un tempo intermedio e, come coloro che sono stati sgozzati, dobbiamo testimoniare di quello che vediamo e di quello in cui crediamo. Non altro è il nostro compito prima che sia completato il numero degli uccisi.


Pubblicato su Quodlibet (qui con l’autorizzazione della casa editrice)

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